Stava facendosi tardi
così mi incamminai verso la mia stanza dopo essermi messa a letto mi
addormentai quasi subito e l’indomani mi sveglia alle otto.
Mi misi il costume e
andai giù in salone dove trovai i genitori di Mark che sorseggiavano il caffè.
Quando mi videro mi salutarono e si meravigliarono che io fossi così
mattiniera. Presi una tazza di caffe e replicai: “Mi piace alzarmi presto e
andare al mare nelle ore meno calde.” Per continuare la conversazione chiesi
della loro gita in barca e così chiacchierammo piacevolmente sino a che non
arrivò Mark che dopo aver salutato tutti si sedette al mio fianco a prese una
tazza di caffè. Io stavo mangiando
l’ultimo boccone di una fetta di pane imburrata quando Mark si volto dalla mia
parte e con tono suadente mi chiese: “Mi prepari una fetta di pane imburrato?”
Lo guardai negli occhi e con tono altrettanto suadente risposi: ”Lo farei molto
volentieri, ma devo fare una telefonata importante.” E chiedendo scusa uscii
dalla stanza.
Non so cosa pensavano
in quel momento i genitori ma dovevo veramente chiamare il prof. Quella mattina
e se aspettavo ancora non lo avrei più trovato perché sarebbe stato a lezione.
Ad ogni modo non volevo che pensassero che ero la brava ragazza a disposizione
del loro bel figliolo.
Poco dopo scesi
nuovamente giù con le mie cose e trovai Mark in veranda con il padre appena mi
scorse Mark mi disse: “Sei pronta?” Io risposi di si. Lui si alzò e il padre ci
augurò buona giornata e io seguii Mark che tenendomi per un braccio mi fece
uscire dalla porta principale dove c’era parcheggiata una vespa turchese nuova
di zecca. Montò per primo lui e allora io chiesi: “Dove andiamo?” lui mi guardò
e mi rispose: “Al mare, ti presento i miei amici” Montai sulla vespa e non feci
più domande.
Quando arrivammo alla
spiaggia del paese parcheggiammo la vespa e ci avviammo verso un gruppetto di
ragazzi e ragazze riuniti sotto due o tre ombrelloni. Mark fece le
presentazioni e tutti molto simpaticamente mi accolsero molto calorosamente
facendo battutine. Steve un biondino minuto disse: “Ecco perché facevi tanto il
misterioso, carina com’è avevi paura che te La portassimo via il primo giorno.
Tranquillo. Non il primo giorno ma nei prossimi è meglio che ti guardi alle
spalle.” Tutti ridemmo e io penso di essere arrossita, non credevo di avere
questa accoglienza calorosa. Mi sedetti vicina alle ragazze e parlammo del più
e del meno, simpatizzai con Carol una bella moretta che mi fece i complimenti
per i miei capelli. Verso mezzogiorno avevamo fatto già diversi bagni e la
simpatia nei confronti dei ragazzi era veramente sincera.
Ero sdraiata vicino a
Carol quando vidi una bionda che ancheggiando si dirigeva verso il gruppo. Alla
prima occhiata non mi piacque neanche un po’ ma poi vidi che tutti la
salutavano e capii che la conoscevano bene. Si diresse con fare sensuale verso
Mark e dopo avergli messo le mani attorno al collo lo salutò con un bacio sulla
bocca. Lui sembrò poco interessato al bacio ma certamente non si ritrasse. Si
accorse che lo guardavo allora con voce rigida stacco le mani della bionda e disse: “Catrin ti presento la mia ragazza
Helen.” Lei si girò molto lentamente e mi fisso negli occhi con sguardo ostile
e poi disse: “Piacere.” La guardai pure io e feci un cenno del capo senza
staccarle gli occhi di dosso.
Lei come se niente
fosse chiese a Mark: “Cosa fai per pranzo?” Lui allontanandosi da lei e
dirigendosi verso di me disse: “Io e Helen stiamo andando a casa a mangiare”
Lei imperterrita continuò rivolgendosi solo a Mark: “Ci sei alla grigliata da
Tom questa sera?” Mark mi allungò una mano per farmi alzare e senza voltarsi
rispose: “Non abbiamo ancora deciso.”
Misi le mie cose nella
borsa salutai Carol e poi salutammo i ragazzi e ci dirigemmo verso la vespa.
Non scambiammo una parola. Avrei voluto chiedere chi fosse quella tipa, ma non
toccava a me fare le domande. Magari lui voleva con i suoi fingere che io fossi
la sua ragazza e flirtare con la bionda, ma doveva dirmelo, mi sarei preparata.
Quando arrivammo a
casa i genitori non erano ancora arrivati, così andammo nelle rispettive camere
a fare una doccia. Sotto il getto dell’acqua pensavo ancora alla bionda. Certo
che era strano, Mark mi aveva presentato ai suoi amici come la sua ragazza, ma
allora la tizia bionda chi era? Una sua vecchia fiamma o nuova fiamma?
Quando scesi giù erano
già a tavola, mi sedetti e mangiammo. I genitori stavano prendendo accordi per
andare a cena e Mark disse che sarebbe andato bene tra due serate perché
eravamo impegnati con una grigliata a casa di Tom. Così pensai tra me: alla
bionda aveva fatto credere che non ci sarebbe andata ma poi per non
scontentarla ci sarebbe stato. Secondo me stava facendo il doppio gioco io ero
la fidanzata di facciata e lui flirtava con la bionda. Bel porco pensai tra me.
Ma cosa mi potevo aspettare da un tipo come lui così mi passò l’appetito e
avevo voglia di andarmene in spiaggia da sola come avevo fatto i primi giorni.
Ma si che me ne fregava, io mi stavo
godendo una vacanza gratis. Lui poteva fare il porco con chi voleva.
Nel pomeriggio rimasi
in veranda a leggere il mio libro e verso le quattro Mark mi disse che per le
sette ci dovevamo preparare per recarci a casa di Tom. Mi consiglio di mettere
il costume che forse più tardi avremmo fatto un bel bagno. All’ora stabilita
scesi con un paio di pantaloncini e una canotta molto sexi, se dovevo vedere
una bionda che si baciava il mio fidanzato sotto il naso io potevo baciare
qualcuno sotto il naso del mio fidanzato! Mark mi squadrò con compiacimento, la
mia canotta a quanto pare piaceva anche a lui. Io feci finta di nulla e gli
passai davanti. Lui mi prese per il gomito e mi condusse alla Mercedes che era
parcheggiata fuori. Mentre guidava ogni tanto mi lanciava qualche occhiata, io
continuavo a fare finta di niente ma dentro di me pensavo: “Questa sera te lo
faccio vedere io.”
Arrivati da Tom
iniziammo ad apparecchiare, e gli uomini Mark e Tom si misero vicino ai camini
a cuocere la carne. Poco alla volta iniziarono ad arrivare anche gli altri
amici e anche facce nuove che non avevo visto al mare. Io e Carol senza nemmeno
parlarci lavoravano in sintonia come se non avessimo fatto altro e quando la
carne iniziò ad essere pronta la distribuivamo nei piatti con i contorni i
primi le bibite sino a che tutti non erano serviti. Mark e Tom grondavano
sudore e ogni tanto Carol o io gli portavamo da bere una birra. Carol ad un
certo punto mi prese per un braccio e mi obbligò a sedermi e mangiare qualche
cosa ma non avevo fame gli altri si. Avevano spazzolato tutto sembravano
cavallette, fortunatamente avevamo messo da parte dei piattini per i ragazzi
altrimenti non avrebbero lasciato neanche le bricciole, oramai tutti erano sazi
e non era più necessario stare davanti ai camini.
In quel momento
arrivò ancheggiando Catrin che individuò
subito Mark vicino al camino e con una birra fresca si diresse verso di lui. Io
mi rivolsi a Carol e le chiesi chi fosse la bionda, lei mi guardò e mi disse:
“Non lo sai?” Io la guardai e ingenuamente e risposi: “No, Mark non mi ha detto
nulla”. Lei allora inizio a raccontare che Mark stava per sposarsi con Catrin,
ma che lei all’ultimo minuto lei si era tirata indietro. Io guardai Carol e replicai: “Pare che adesso
ha cambiato idea!”
Carol mi guardo e mi
disse: “Mark non è uno sciocco!” Io però dentro di me lo pensavo eccome ma
questo a Carol non potevo dirlo. Mi alzai per andare a prendere l’anguria che
era stata messa in fresco, quando ritornai Mark era seduto a uno dei tavoli e
quando gli passai vicino mi prese per un braccio e mi fece sedere sulle sue ginocchia
e disse: “Ti vuoi sedere un attimo a riposare, hai girato come una trottola tutta
la sera per sfamare queste bocche voraci.” Feci per alzarmi ma lui mi strinse a
se mettendo le sue braccia attorno alla mia vita. Così immobilizzata non potevo
andare da nessuna parte così mi appoggia con la schiena al suo torace e rimasi
ferma ascoltando il suo respiro regolare. Liberò un braccio per finire di
mangiare quello che aveva nel piatto ma con l’altra mi teneva stretta. Io
allora perché mi sentivo un po’ in imbarazzo cercai di liberarmi ma appena
sentì che mi stavo divincolando strinse più forte e mi sussurrò all’orecchio:
“Non vai da nessuna parte resti qui con me.” Io mi sentivo a disagio e la sua
vicinanza mi faceva un certo effetto, sentivo il cuore battere forte e il mio
desiderio era quello di stare il più possibile lontano, così con la scusa di
dover andare in bagno mi allontanai da lui.
In bagno mi rinfrescai
le guance che sentivo bollenti, mi guardai il viso: avevo gli occhi che mi
luccicavano e una strana sensazione addosso. Dopo essermi calmata un po’ ed
essermi ripetuta di smetterla di agitami ogni volta che Mark mi era vicino o mi
sfiorava, uscii lentamente dal bagno.
I ragazzi nel mentre
si erano spostati vicino alla pergola e dopo aver messo un po’ di musica
ballavano. Mi guardai intorno e vidi che Carol stava sistemando i tavoli così
mi unii a lei e Tom e con spazzoloni e acqua lavammo i piani dei tavoli e
mettemmo in ordine le sedie accatastandole da una parte. Spostammo i sacchi con
la spazzatura e gli avanzi di cibo vennero messi da parte o divisi in diversi contenitori.
Quando finimmo ci
sedemmo esausti nel divanetto e con una birra a testa e con i piedi sopra al
tavolino sorseggiammo la bibita fresca e guardavamo gli altri che ballavano.
Non so se fosse la birra o la stanchezza ma ridevamo come matti per scemenze.
Io con il corpo ero con Carol e Tom ma i miei occhi guardavano tra il gruppetto
che ballava. C’era Mark che ballava con Catrin e a me dava fastidio, e mi
urtava avere questa sensazione, ero forse gelosa? Che sciocchezza però ogni volta
che Catrin era accanto a Mark ero infastidita. Quanto ero stupida a sentirmi
così. Cercavo di non guardare ma il mio sguardo come una calamita era attirato
in quella direzione.
Vidi ad un certo punto
che Catrin con un bacio salutò Mark e allora lui si diresse verso di noi. Senza
una parola si sedette acconto a me nel divanetto e mi prese la birra dalle mani
e ne bevve un lungo sorso. Si unì a noi e continuammo a parlare ancora un po,’
poi vista l’ora ci salutammo e salutammo anche gli altri.
Salimmo in macchina e
durante il tragitto verso casa non parlai e lui dopo avermi guardato mi chiese:
“Sei così silenziosa! Sei molto stanca?” Io per tagliare corto risposi di si,
ma mi sarebbe piaciuto chiedergli come mi sarei dovuta comportarmi nei prossimi
giorni, poteva essere più chiaro e dirmi che voleva una finta fidanzata per far
ingelosire Catrin, non mi spiegavo in altro modo il suo atteggiamento.