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lunedì 17 novembre 2014

vacanze a sorpresa 10

Ci alzammo per andare a cenare in un localino lì vicino e mentre ci spostavamo a piedi Mark si avvicinò a me e mise la sua mano attorno ai miei fianchi, ma io mi divincolai egli dissi: “Stai buono, non mi piace quando allunghi le mani. Comportati bene.” Lui mi guardò e disse: “Mi pareva di capire che i miei baci non ti dessero fastidio.” Io allora risposi: “Come ti ho detto volevo dare una lezione a Catherine perché non mi piaceva essere presa per cretina!” Lui mi guardò con una espressione strana e disse: “Quindi i tuoi baci languidi sono solo per dare una lezione a Catherine. Non ci credo.”
Lo guardai e risposi: “Libero di pensare quello che vuoi.” Lui non replico e mi guardò attentamente negli occhi, mi sforzai di non abbassare lo sguardo e poi mettendosi le mani in tasca continuò a camminare accanto a me senza aggiungere altro. Cenammo ma notai che Mark non era più sorridente come prima e la colpa era mia, ma non volevo illuderlo io avevo altre priorità e innamorami di Mark non era proprio la cosa che volevo anche se iniziava a piacermi troppo. Tornammo a casa io con Mark e i genitori con la macchina che avevamo io e Sophia. Durante il tragitto Mark non parlò, ma io non sopportavo il silenzio che c’era tra noi e gli chiesi se la mattinata con il padre era andata bene. Lui rispose a monosillabi e poi visto che  non aveva molta voglia di dialogare mi zitti pure io. Non volevo che finisse così la serata mi dispiaceva ma non potevo fare altro, dovevo mantenerlo il più lontano possibile da me.
Arrivammo a casa scendemmo dalla macchina lui mi augurò la buona notte io pure e molto triste andai a letto. La notte feci fatica ad addormentarmi e feci dei sogni strani. Sognai che Mark guidava la macchina e io ero al suo fianco poi ad un certo punto la macchina uscii di strada ma io non ero più in macchina con lui c’era Catherine mi guadavano e ridevano di me. Mi sveglia di soprassalto, mi accorsi che era un sogno ma una tristezza mi invase e mi accorsi di avere gli occhi bagnati.
Mi alzai tardi, ma non avevo voglia di vedere nessuno. Quando scesi c’erano solo i genitori di Mark li salutai e loro mi guardarono e mi chiesero: “Hai la faccia tirata,  stai  bene?” Io un po’ imbarazzata confessai: “Non ho dormito bene ma un caffè mi farà bene.” Così andai in cucina da Maria a prendere del caffe appena fatto. Maria mi salutò e mi disse che Mark era già andato fuori, molto presto a dire il vero.
Tornai in sala e i genitori mi diedero un biglietto da parte di Mark, lo aprii e lessi: “Sono in spiaggia ti aspetto lì, prendi la Mercedes.” Non sapevo come interpretare il biglietto non c’era nulla di strano.
I genitori mi chiesero con apprensione: “Va tutto bene?” Io sorridendo risposi per tranquillizzarli: “Si tutto bene.”  Feci colazione e poi ormai a metà mattinata presi la Mercedes e mi diressi alla spiaggia.
Quando arrivai mi guardai attorno per vedere dove fossero tutti. Mi avvicinai a Carol,  la salutai e le chiesi se per caso avesse visto Mark, lei mi indicò con la testa il bar poi aggiunse: “E’ andato al bar con Tom.” “Vieni che andiamo a prendere qualcosa?” chiesi a Carol. Lei mi guardò ma poi mi disse che non aveva molta voglia. Mi allontanai in direzione del bar, quando arrivai c’era Tom che parlava con il barista e in un angolo Mark che parlava con  Catherine. Lui era di spalle e lei fu la prima ad accorgersi di me e con fare sfacciato mise una mano sul braccio di Mark perché sapeva che la stavo guardando. Io con non curanza arrivai alle spalle di Mark e gli misi le mani sugli occhi tappandoglieli e mi avvicinai con il corpo alle sue spalle. Lui inizio ad accarezzare le mani e disse: “Vediamo se riesco ad indovinare chi sei?” Mentre lo diceva mise le mani dietro e accarezzò la mia schiena, poi con una mano mi fece spostare davanti a lui, mentre tenevo le mani sui suoi occhi e inizio ad accarezzare le spalle poi giù lentamente sino ai i fianchi, poi mi circondò con le gambe in modo da impedirmi di allontanarmi e mi avvicinò a se stringendomi tra le sue braccia dicendomi: “Questa volta non scappi.” Dietro le mie spalle sentii la voce di Catherine che diceva. “Ma quanto siete sfacciati voi due” e si allontanò. Io tolsi le mani dai suoi occhi e lo guardai. Non mi diede il tempo di parlare che le sue labbra erano già sulle mie prima lievi e poi sempre più esigenti.
Quando ci sciogliemmo dall’abbraccio mi disse: “Andiamo via di qui.” Mi prese per mano e salutammo Tom, ci avvicinammo  a Carol e salutammo anche lei poi salimmo in macchina e andammo al porto, parcheggiammo e mi portò dove aveva la barca a vela del padre e salpammo.
Ci allontanammo dalla costa e ci dirigemmo verso il largo. Mentre faceva le manovre per uscire dal porto era molto concentrato e non mi rivolse la parola; quando fummo in mare aperto mi chiamò vicino a lui, mise un braccio attorno ai miei fianchi, mi avvicinò a se e mi diede un bacio, poi un altro poi mi abbraccio e mi catturò la bocca per darmi un bacio che mi tolse il respiro. Cercai di allontanarmi, ma non me lo permise allora mi sistemai in modo da dargli la schiena e gli chiesi: “Dove stiamo andando?” Lui mi abbracciò cingendomi la vita e mi sussurrò ad un orecchio: “E’ una sorpresa.” Liberando una mano la mise sul manubrio della barca e la guidò verso il largo ma rimanendo vicino alla costa. La giornata era stupenda e c’era una brezza piacevole. Mi accorsi che ci stavamo spostando e ad un certo punto mi indicò la riva e disse: “Vedi là in fondo riconosci la casa e la spiaggetta?” Guardai attentamente e vidi la casa di Mark in lontananza e riconobbi la spiaggetta dove ero stata tante volte a prendere il sole. Quando fummo di fronte Mark spense il motore e butto l’ancora e capii che ci saremmo fermati lì.
Mi prese per le braccia e mi girò ponendosi di fronte a me e poi mi baciò ancora con più passione di prima. Io ricambia il bacio non potevo farne a meno, non riuscivo a staccarmi da lui. Inizio ad accarezzarmi, ma io mi staccai da lui e gli dissi: “Dobbiamo parlare.” Lui non mi diede ascolto e catturò nuovamente la mia bocca dandomi una altro bacio. Io con molta fatica lo allontanai e alzando un po’ la voce ripetei: “Mark dobbiamo parlare.”
Lui si stacco e stizzito mi risposte: “Ma perché proprio ora! Non possiamo farlo dopo? Ho altre cose in mente in questo momento.” Mi afferrò nuovamente stringendomi a se, ma io puntai le mani sul suo petto e con forza lo allontanai spostandomi su un lato della barca mettendo una certa distanza tra me e lui.
Lui mi guardò scocciato e si spostò dall’altro lato esattamente di fronte a me. Rimanemmo in silenzio per un po’ guardandoci negli occhi poi io apri la bocca per parlare ma lui mi zittì dicendo: “Non ho nessuna intenzione di ascoltarti se stai così lontana da me.”
Io allora mossi qualche passo riducendo della metà la nostra distanza. Lui mi guardò ancora e disse: “Forse non mi sono spiegato non ti ascolterò se sei così lontana.” Mi avvicinai mettendomi davanti a lui e appena fui a tiro mi catturò entrambe le mani e disse: “Sei ancora troppo lontana.”
Io lo guardai e risposi: “Mark dobbiamo parlare,  e di tante cose.” Lui scocciato rispose: “Odio questa tua razionalità, ma tu non ti lascia mai andare?” Lo guardai e gli risposi: “L’ho appena fatto. Sto baciando un uomo che detestavo sino a pochi giorni fa, con il quale avevo fatto un accordo: io avrei finto di essere la sua fidanzata e lui mi avrebbe offerto una vacanza al mare a casa dei suoi.”
Lui allora mi attirò a se e mi disse: “Vieni allora godiamoci la nostra vacanza” baciandomi ancora. Io non mi allontanai ma ricambia il suo bacio, ma quando staccò le sue labbra dalle mie lo allontanai e mantenendo una certa distanza continua: “Mark io domani torno a casa.” Lui non mi fece continuare e rispose: “Possiamo rimanere ancora due settimane.”
Io continuai: “Io la prossima settimana devo laurearmi e tra quindici giorni partirò per Londra dove mi fermerò per qualche mese.” Mi guardò e sul suo viso vidi passare prima la tristezza poi la passione e poi la ribellione. Un attimo dopo  mi sentii sollevata dalla forte stretta delle sue braccia. I piedi mi si staccarono da terra; la testa mi si reclino indietro; Mark  mi copri il viso di baci con un ardore silenzioso e travolgente, come se sentisse l’urgenza di arrivare nel più profondo della mia anima. Mi baciò le guance arrossate,  la fronte corrugata, le palpebre chiuse, le labbra assetate; e i colpi ritmici e i sospiri dello sciabordio dell’acqua contro la chiglia della barca assecondavano la forza delle braccia che mi stringevano, il potere irresistibile delle sue carezze.
Barcollai indietro, stremata, come se fossi stata portata lì in secca dopo una tempesta e un naufragio. Aprii gli occhi dopo un momento e sentii la sua voce che mi diceva: “Non voglio che tu vada via.”
Io molto lentamente gli risposi: “Devo farlo. E’ molto importante per me.”
Lui mi guardò e mi chiese: “E io?” Io lo guardai perdendomi nella profondità del suo sguardo e accarezzando il suo viso gli risposi: “Non ti conosco abbastanza, siamo così diversi, abbiamo progetti diversi, non so dirti se funzionerà. Potrebbe essere una cotta estiva che si esaurisce già domani.”
Lui mi guardò un po’ irritato e rispose: ”Non riesci a non essere razionale vero? Ragioni con la testa non con il cuore. Potrebbe anche funzionare.” Io dispiaciuta nel sentirgli dire quelle parole gli risposi: “Cosa dovrei fare? Ho paura.” Lui replicò: “Paura di provare dei sentimenti? Di metterti alla prova? Di soffrire?”
Io lo guardai e risposi: “Si. Ho fatto tanti sacrifici per potermi mantenere negli studi, ho lavorato per poter essere autonoma e non dipendere dai miei. Non posso buttar via tutto questo. Non ho una famiglia alle spalle che soddisfa ogni mio capriccio. Ecco perché dico che siamo diversi.”
Lui mi guardò e rispose: “Non ti sto chiedendo di buttar via tutto questo, ti chiedo di darmi una possibilità. Anche io non so dirti se funzionerà tra noi due , ma voglio provare.”
Non opposi resistenza quando mi prese per i fianchi e mi avvicinò a lui, non avevo voglia di allontanarmi volevo fidarmi di lui, chissà poteva essere l’uomo della mia vita. Una sola cosa sapevo in quel momento non volevo rinunciare a lui.
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