Alle 9 ero ancora a letto a poltrire, ma sentii
il telefono squillare così mi alzai. “Pronto”. Dall’altro capo del filo c’era
Susan che con la sua voce mi investì di parole che all’inizio mi sembravano
strane e che chiesi di ripetere più lentamente. Avevo ancora la mente
annebbiata e non riuscivo a connettere o meglio quello che mi stava dicendo era
così strano che non mi sembrava vero.
“Susan
puoi ripetere tutto dall’inizio?” Lei riprese da dove si era interrotta. “Una mia
amica mi ha detto che c’è un suo amico che sta cercando una ragazza che deve
fingere di essere la sua fidanzata durante le vacanze che trascorrerà a casa
dei suoi genitori. Niente sesso, niente cose sconce, un bacetto ogni tanto. Deve
solo far credere ai suoi genitori che ha una ragazza, così questi non gli
rovinano le vacanze.” Dopo un attimo di
silenziò continuò. “Quando questa mia amica me lo ha detto ho pensato subito a
te. Potrebbe essere un modo economico per farti le vacanze”.
Ci fu un altro attimo di silenzio e io replicai:
“Chissà quante ragazze sono interessate a questa proposta! Ma siamo sicure che
non ci sia un inghippo?” “No le ragazze che lo sanno non dovrebbe essere tante
e poi cosa ti costa provare, male che
vada ti fai una vacanza gratis e male male che vada se proprio la convivenza
non funziona torni a casa e amici come prima”.
Pensavo e
ripensavo a quello che mia aveva appena detto Susan questa cosa girava nella
mia testa come un tarlo. Ero molto attratta dall’idea. Una vacanza, per
giunta gratis. Troppo bello per essere
vero. Magari il tipo che voleva questa fidanzata di facciata, era gay. Non che
avessi nulla contro i gay, anzi se così era mi potevo fare una vacanza tutta
spesata, senza nemmeno il rischio di un coinvolgimento.
Oppure
forse era un ragazzo timido, che non era in grado di trovarsi una fidanzata..
Dopo
un po’ la voce di Susan mi allontanò dalle mie fantasticherie e lei mi chiese:
“Allora ti faccio fissare un appuntamento?” Silenzio.
Poco
dopo le dissi: “Aspetta quanto corri, fammici pensare”. Lei allora molto più
pratica di me continuò: “Ma cosa vuoi aspettare? Vai all’incontro e poi hai
tutto il tempo di decidere”.
Io
allora replicai: “Ma!!!”. Lei decisa più che mai replico:
”Hai
o non hai bisogno di una vacanza?”. “SI” risposi sospirando.
“Hai i soldi per potertela permetter?”- “No”
sospirai ancora.
“Allora
cosa stai tanto a pensarci su, buttati per una volta nella vita. Occasioni così
non capitano tutti i giorni. Poi magari è anche bello”.
“E
no” replicai. ” Lo sai che non voglio nessun legame, proprio ora che si sta per
realizzare il mio sogno!!”
“Va
bene, fai come credi però la vacanza te la puoi fare” replicò Susan.
“Va
bene fissami questo appuntamento, tanto se non sono convinta non parto!”
“Bene
così mi piaci. Ti faccio sapere quanto prima”. E mise giù il telefono.
Mentre
mi preparavo per andare dal mio relatore pensavo alla vacanza con insistenza,
ma subito dopo mi dicevo, “stai con i piedi per terra. Perché dovrebbe
scegliere te? Queste cose sono come le favole, non succedono nel mondo reale”.
Sorridendo uscii di casa e non ci pensai più.
Nel
pomeriggio ricevetti una chiamata da Susan: “Domai pomeriggio al bar vicino al
Duomo, alle 17. Mettiti una camicetta rossa”. Al momento non realizzai subito.
“Una camicetta rossa, che assurdità”. Susan un po’ spazientita replicò: “ Dai
non fare la difficile. Deve riconoscerti in qualche modo”. Io per non farla
arrabbiare replicai conciliante: “Scusami ti sei data tanto da fare con me e io
non faccio altro che brontolare! Va bene domani camicetta rossa al bar del Duomo
alle 17.00”. “Brava. Così mi piaci”.
L’indomani
mentre mi preparavo per andare al bar del Duomo ero agitata, stupidamente
agitata. Mi davo della sciocca per essermi messa in questa situazione. Beh male
che vada me ne sto a casa, mi ripetevo poco convinta.
Alle
17.00 ero in piazza del Duomo e con circospezione mi avvicinavo al bar. Avevo
indossato una camicetta rossa su una gonna tubino scuro, sandali e avevo
raccolto i capelli con una molletta facendo scendere qualche boccolo ribelle.
Mi
stavo avvicinando ai tavoli del bar cercando di guardare le persone che erano
sedute, ma non mi pareva di riconoscere nessuno.
Ad
un certo punto lo vidi era seduto in uno dei tavolini laterali che sorseggiava
una bibita. Non mi aspettavo di vedere Mark in quel locale non era il suo
genere.
Pensai che se mi vedeva parlare con un uomo
certamente non ci avrebbe visto nulla di strano spero solo che il tizio non
avesse scelto il tavolino vicino al suo in modo che lui non sentisse la nostra
conversazione di finta fidanzata e vacanza gratis.
Lo guardai per un attimo, lui mi salutò
espansivamente con la mano, mi avvicinai e poco dopo lo sentii dire: “Sei in
ritardo di 5 minuti”. Lo guardai sbarrando gli occhi poi dopo essermi ripresa
dallo shock gli chiesi: “Tu saresti il tizio che sta cercando la finta
fidanzata?” Lui ridendo e squadrandomi dalla testa ai piedi mi rispose: “Tu
saresti interessata all’offerta?” con un tono meravigliato e incredulo.
Non risposi ma una rabbia folle mi stava
crescendo, girai i tacchi e stavo per allontanarmi quando sentii la sua voce
secca ordinarmi: “Siediti”. Non lo avevo mai sentito parlare in modo così
autoritario. Mi voltai lentamente e lo guardai. Mi guardò ancora e aggiunse:
“Per piacere”. Mi sedetti ma desideravo essere lontano da lì per la vergogna e
maledicevo Susan per avermi proposto questa cosa.
Mi
chiese: “Prendi qualcosa da bere?” Risposi molto secca: “No grazie, vorrei
andare se non ti dispiace”.
Invece
di rispondere mi guardava e mi disse. “Stai molto bene con il rosso”.
Prendendomi sfacciatamente in giro. Lo fulminai con lo sguardo e questo provocò
una sonora risata in lui. Quanto mi sarebbe piaciuto dargli un bel pugno, ma mi
imposi di mantenere la calma, fare un bel respiro e calmarmi.
Lui mi guardava e sorrideva sornione. “I miei
genitori mi voglio a tutti i costi sistemato. Non ho voglia, anzi ancora non mi
sento di impegnarmi con una ragazza fissa così per evitare che anche quest’anno
mi facciano il predicozzo, vorrei andare con una ragazza che finga di essere la
mia fidanzata.” Dopo che ebbe terminato gli chiesi: “Ma perché non ti porti una
di quelle che frequenti?” Lui sorrise e mi rispose: “Perché sono un po’
appariscenti e non sarebbe il tipo di ragazza che piacerebbe ai miei e poi come
ti ho detto non mi voglio impegnare”.
E tu
perché sei interessata a questa offerta?” Io molto rigidamente replicai: “Ti
sbagli non sono interessata”. Mi alzai ma la sua mano prontamente mi fece
risedere. Mi divincolai dalla sua stretta e lo fulminai con lo sguardo. Lui mi
guardò molto divertito e replicò: “Ti ripeto la domanda perché sei interessata
all’offerta?”. Pensai che se continuavo con questo atteggiamento non sarei più
andata via quindi decisi di rispondere alla sua domanda: “Non ho i soldi per
una vacanza o per essere precisa li ho, ma quelli che ho messo da parte mi
servono per altro.”
Non stetti a spiegargli che ero molto stanca e
che pur di andare in vacanza avrei fatto qualsiasi cosa, ma questo a lui non
sarebbe interessato. Non avrebbe capito lui che non aveva problemi di soldi. Mi
alzai ma questa volta non mi trattenne. “Ti ringrazio per l’offerta, ma non
sono interessata a venire in vacanza con te”. Lui mi guardava sempre
sorridendo, ma senza aggiungere altro. Mi voltai e andai via.
Quando
arrivai a casa ero così arrabbiata con me stessa che mi sarei presa a schiaffi.
Mi
cambiai e andai in pizzeria e un po’ alla volta la mia rabbia sbollì. La cosa
che più di tutte mi feriva era che era lui la persona davanti alla quale mi ero
resa ridicola, non aveva fatto altro che sorridere e prendermi in giro.
Accidenti a me che ero stata così credulona.
Tre giorni dopo l’appuntamento ricevetti una
telefonata: “Sono Mark, volevo dirti che accetto la tua offerta di
accompagnarmi in vacanza”. Rimasi un attimo senza parole poi risposi. “Ti
ringrazio, ma non vengo, cercati un’altra compagnia più adatta alle tue
esigenze”. Misi giù il telefono con il cuore che batteva a cento. Mi sedetti
sul divano e mi alzai dandomi della cretina per essere così agitata. Possibile
che mi faceva questo effetto. Mi irritava perché era sempre sicuro di se
stesso, convinto che tutti dovessero ubbidirgli. Sfacciato presuntuoso!
Due
giorni dopo ricetti una lettera quando l’aprii dovetti sedermi perché conteneva
un biglietto d’aereo di andata per Minorca. Questa cosa mi fece montare una
rabbia feroce. Ma chi si crede di essere. Telefonai a Susan per dirglielo e lei
con tutta calma mi disse: “Sei una vera sciocca se non vai”. Io nera di rabbia
replicai: “Ma lo vuoi capire che se fosse stato un’altra persona non ci avrei
pensato due volte. Non voglio andare via
con lui!”. Susan candidamente aggiunse: “Ma lui a quanto pare vuole andare via
con te” – “Solo perché gli ho detto di no sta insistendo così tanto.”
Susan ribattè: “Fregatene, è un bel ragazzo, se
ti da un bacio non muori. Se lo vuoi evitare puoi farlo non dormirai nella
stessa stanza con lui, abiterai a casa
dei suoi. Fidati sei in una botte di ferro”.
Non
lo dissi a Susan, ma questa volta avrei fatto di testa mia. Presi il biglietto
e lo misi sulla credenza domani lo avrei rispedito indietro. Con questo
proposito mi cambia per andare in pizzeria.
A
mezzanotte quasi l’una quando uscii dalla pizzeria vidi una macchina, un SUV
per la precisione parcheggiato sopra il marciapiede e pensai dentro di me che
le persone sono proprio irrispettose. Mi bloccai di botto e realizzai che
quella macchina apparteneva a una sola persona irrispettosa e cioè a Mark
Nicholson.
Cosa
ci faceva fuori dalla pizzeria. Ad un certo punto lo vidi che si avvicinava a
me. Quando mi fu vicino mi sorrise e mi chiese: “Hai ricevuto il biglietto?” Io
cercando di controllare la mia voce risposi: “Si l’ho ricevuto e se sapevo che
stasera eri in pizzeria te lo avrei portato per restituirtelo”.
Mi guardo
ancora sorridendo: “Mi piacciono le persone determinate. Passo a prenderti
domenica mattina alle otto e se non sei pronta ti porto via così come sei.”
Allora tutta la rabbia che stavo cercando di controllare esplose: “Ma chi ti
credi di essere. Sei solo un prepotente viziato che deve imporre la sua volontà
agli altri. Non vengo con te da nessuna parte.” Mi guardò ancora sorridendo:
“Domenica alle otto, mi raccomando non farmi aspettare”.
Ci volle tutta la pazienza di Susan per
convincermi a preparare le valigie. Cercò di farmi vedere tutti i vantaggi di
questa vacanza di cui avevo veramente bisogno. Ero veramente stanca, i nervi a
fior di pelle.
Mi prestò alcuni dei suoi vestiti perché diceva
che i miei abiti stravaganti non sarebbero certo piaciuti ai
miei futuri suoceri.
Non so come ma anche Pablo e Rosi accolsero con
gran piacere la notizia della mia partenza, speravo che almeno loro fossero
dalla mia parte ma con molto affetto mi dissero che si vedeva che ero stanca e
questa vacanza mi avrebbe fatto bene. Anche io per placare i miei rimorsi me lo
ripetevo. Se solo non ci fosse stato Mark come compagno di viaggio sarebbe
stato tutto splendido.