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lunedì 10 novembre 2014

Coincidenze. Sui binari da Milano a Palermo, Tim Parks, Bompiani

 

Domenica sera viaggio in prima classe, perché in seconda non c'è mai posto. Effettivamente, al momento di salire non c'è posto neanche in prima, ma dopo Verona Portanuova, passerà il controllore e ci sarà il solito fuggi fuggi verso al seconda. Qui il problema non è di informazione ma di interpretazione. "I passeggeri sono pregati do controllare che la classe indicata sul documento di viaggio corrisponda alla classe dei sedili che occupano". Abbiamo sentito l'avvertimento già due volte nei primi venti minuti di viaggio. Ma quali sono le conseguenze se non corrisponde?
Oggi, sedendomi mentre altri scappano, mi offro di aiutare la ragazza di fronte a me a mettere sul portabagagli il suo borsone che rischia di ostacolare la gente in fuga. "Non ne vale la pena", dice. Non ha un biglietto di prima classe, perciò è probabile che dovrà spostarsi anche lei da un momento all'altro. "E' che non c'è un solo posto libero in tutto il treno", spiega.
Lo dice come se avesse controllato personalmente ogni singola carrozza.
"Dovrebbero mettere più interregionali", continua, ma non per giustificarsi; fa semplicemente notare che la richiesta c'è e andrebbe soddisfatta. "L'Intercity costa il doppio", spiega come se il mio accento straniero mi impedisse di saperlo.
"Non li mettono", faccio notare "perché se tutti andassero a Milano con nove euro le FS non ci guadagnerebbero un bel niente".
"Questo è vero", ha concesso lei tranquillamente.

"Sarà per questo che certi pagano qualcosa in più per la prima classe", osservò. "Per sedersi".

"Se possono permettersi la prima classe", ribatte lei. "non capisco perché non prendono il treno più veloce".
"Magari perché non si ferma nella loro stazione. Dove sono salito io non si ferma per esempio".
"Già deve essere così", concorda.
Adesso arriva il controllore ma lei non si alza per fuggire. Con estrema calma e naturalezza gli mostra il suo "documento di viaggio".
"Questo è un biglietto di seconda classe, signorina", osserva quello, "e lei è in prima".
La ragazza si guarda attorno vagamente sorpresa. "Ah, sì?".
Ma non sta cercando davvero di prenderlo in giro. Finge solo di cadere dalle nuvole, quel tanto da permettere al controllore di comportarsi come se lei non sene fosse accorta. Tutti e due recitano.
"Bene signorina, si deve spostare", dice lui. Si vede che gli piace chiamarla signorina. La ragazza accenna ad alzarsi e il controllore prosegue lungo la carrozza ormai piacevolmente libera. I pochi rimasti già porgono il regolare biglietto di prima classe con un sorriso affabile. la ragazza continua a trafficare con le sue borse, tirando fuori cose, rimettendole dentro e sistemando una cosa e l'altra finché di punto in bianco si risiede, sprofonda nel sedile in modo che i capelli biondi non spuntino da sopra il poggiatesta e chiude gli occhi.
"S'è n'è andato", le dico dopo un altro minuto. Lei apre un occhio, sorride, apre l'altro, ride, si passa una mano fra i bei capelli, poi fruga dentro la borsa e tira fuori un testo di economia. Deve studiare.
Chiedo: "Come farà quando torna?".
Lei si acciglia. "Ci metterà un bel po' ad arrivare in fondo al treno. E' affollatissimo".
"Avrà un assistente che risale dalla parte opposta".
"Vedremo", dice lei.
"In teoria potrebbe metterla giù dura".
"In teoria", concorda lei. "Ma non credo".
Mi rendo conto di avere a che fare con una persona molto più integrata i  questa società di quanto possa mai sperare di esserlo io.
"Perché?".
"Non fanno troppo sul serio con la prima classe, no?".
Inarco un sopracciglio.
"Quando viaggi su un autobus senza biglietto, che succede? Se sale un controllore, blocca le porte dell'autobus e tutti quelli senza biglietto si beccano una multa. Questo è fare sul serio. Volendo potrebbero benissimo far arrivare due controllori dai capi opposti della carrozza di prima classe e fare la multa a tutti quelli con il biglietto di seconda".
"Già". Non ci avevo pensato.
"Se andassi in prima classe su un Freccia Rossa. me la farebbero subito, la multa".
"Qui invece no".
"Non fanno sul serio".
"Ma perché?".
Lei si acciglia. Si vede che è una studentessa seria.
"Secondo  me preferirebbero che tutte queste persone che pagano per la prima classe passassero ai treni più veloci. I poveri da una parte sul Regionale, il benestante dall'altra sulla Freccia, ben divisi. E' quello il mondo che vogliono."
Poveri e ricchi. Non per nulla studia Economia.
Chiedo: "Allora perché offrire la prima classe?"
"Hanno le carrozze, no?" Ci sarà sempre qualcuno fesso abbastanza da pagare, anche se non riceve un servizio".
"Grazie."
"Prego", dice lei con una risata.