"Sull'Atlantico un minimo barometrico avanzava in direzione orientale incontro ad un massimo incombente sulla Russia, e non mostrava per il momento alcune tendenza a schivarlo spostandosi verso nord. Le isoterme e le isobare si comportavano a dovere. La temperatura dell'aria era in rapporto normale con la temperatura media annua, con la temperatura del mese più caldo come con quella del mese più freddo, e con l'oscillazione mensile aperiodica. Il sorgere e il tramontate del sole e della luna, le fasi della luna, di Venere, dell'anello di Saturno e molti altri importanti fenomeni si succedevano conforme alle previsioni degli annuari astronomici. Il vapore acqueo nell'aria aveva la tensione massima, e l'umidità atmosferica era scarsa. Insomma con una frase che quantunque un po' antiquata riassume benissimo i fatti: era una bella giornata d'agosto dell'anno 1913."
Leona
L'aveva notata per l'umida oscurità dei suoi occhi, per l'espressione tra dolorosa ed appassionata del bel viso regolare ed oblungo e per le canzonette sentimentali che cantava invece di quelle ardite. Erano vecchie canzonette fuori moda che parlavano tutte di amore, dolore, fedeltà abbandono, mormorii di selve e guizzi di trote nei torrenti. Alta e grave, l'immagine stessa dell'abbandono, Leona stava sul piccolo palcoscenico e cantava paziente con la voce di una buona massaia; e se anche la canzone conteneva qualche strofetta arrischiata l'effetto era tanto più lugubre in quanto la ragazza sottolineava i sentimenti tradici come quelli maliziosi con gli stessi gesti faticosamente compitati.
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Dopo che si furono conosciuti Leona rivelò un'altra particolarità anacronistica: era straordinariamente vorace e questo è un vizio che da un pezzo è passato di moda. Esso derivava dalla struggente e finalmente liberata nostalgia di leccornie che l'aveva tormentata quand'era una bimba povera; ora, non più repressa aveva acquistato la forza di un ideale che finalmente ha abbattuto la sua prigione e s'è impadronito del potere.
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Ai tavole del cabaret Leona faceva il suo dovere; ma sognava un gentiluomo che con una relazione della durata della sua scrittura, la liberasse da quell'impegno e le permettesse di sedere in atteggiamento elegante in un ristorante elegante davanti ad un pasto elegante. Quando ciò le accadeva avrebbe voluto mangiare tutte le vivande della lista, ed era per lei una soddisfazione dolora e contraddittoria poter dimostrare invece che sapeva come si deve comporre un menù raffinato. Solo ne dessert poteva sbizzarrirsi, e di solito ne veniva fuori un secondo copioso pasto in ordine inverso. Col caffè e un'acconcia quantità di bevande stimolanti Leona si rimetteva in grado di cominciare d accapo e si eccitava con sorprese, finché la sua passione era soddisfatta. Allora il suo corpo era così pieno di cose squisite che stentava a non sfasciarsi.
Dopo che si furono conosciuti Leona rivelò un'altra particolarità anacronistica: era straordinariamente vorace e questo è un vizio che da un pezzo è passato di moda. Esso derivava dalla struggente e finalmente liberata nostalgia di leccornie che l'aveva tormentata quand'era una bimba povera; ora, non più repressa aveva acquistato la forza di un ideale che finalmente ha abbattuto la sua prigione e s'è impadronito del potere.
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Ai tavole del cabaret Leona faceva il suo dovere; ma sognava un gentiluomo che con una relazione della durata della sua scrittura, la liberasse da quell'impegno e le permettesse di sedere in atteggiamento elegante in un ristorante elegante davanti ad un pasto elegante. Quando ciò le accadeva avrebbe voluto mangiare tutte le vivande della lista, ed era per lei una soddisfazione dolora e contraddittoria poter dimostrare invece che sapeva come si deve comporre un menù raffinato. Solo ne dessert poteva sbizzarrirsi, e di solito ne veniva fuori un secondo copioso pasto in ordine inverso. Col caffè e un'acconcia quantità di bevande stimolanti Leona si rimetteva in grado di cominciare d accapo e si eccitava con sorprese, finché la sua passione era soddisfatta. Allora il suo corpo era così pieno di cose squisite che stentava a non sfasciarsi.
Bonadea
Venne in luce che anche Bonadea nutriva grandi aspirazioni. Bonadea era la signora che aveva salvato Ulrich la notte della rissa ed era venuta a visitarlo il mattino dopo, coperta di fitti veli. Egli l'aveva battezzata Bonadea, la buona dea, perchè come tale era entrata nella sua vita, e anche dal nome di una dea della castità alla quale nell'antica Roma era dedicato un tempio che per una strana inversione era divenuto il centro di tutte le dissolutezze.
Era moglie di un uomo stimato, e tenera madre di due bei ragazzi. La sua locuzone preferita era "estremamente corretto", e l'applicava a persone, domestici, affari e sentimenti ogni volta che voleva parlarne bene. Era capace di dire " il Vero, il Buono e il Bello" con la frequenza e la naturalezzacon cui un altro direbbe "giovedì".
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Aveva solo un difetto, quello di eccitarsi in misura veramente straordinaria alla sola vista di un uomo. Non era affatto lussuriosa; era sessuale così come altre persone soffrono d'altri disturbi, per esempio, sudanoi alle mani o cambiano facilmente colore; era una disposizione innata, e lei non poteva farci niente.
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Per conseguenza Bonadea conduceva spesso una vita doppia, come uno che sia un rispettabile cittadino alla luce del giorno, ma nelle pause buie della coscienza faccia il borsaiolo; e quando nessuno la teneva tra le braccia, quella donna tacita e maestosa cadeva immediatamente in preda al disprezzo di sé, prodotto dalle bugie e dal disonore che ella affrontava allo scopo di essere tenuta fra le braccia.
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Per scagionarsi ella aveva inventato la favoletta che il marito nei primi anni di matrimonio aveva suscitato in lei innocente quelle incresciose disposizioni. Questo marito assai più vecchio e più robusto di lei, era descritto come un brutale, e già nei primi momenti del suo nuovo amore ella aveva fatto ad Ulrich mesti e significativi accenni. Solo più tardi egli venne a sapere he il marito di Bonadea era un giurista noto e considerato, molto attivo e capace nell'esercizio della sua professione, mansueto uccisore di selvaggina e ricercato frequentatore di circoli di cacciatori e di giuristi dove si discuteva delle cose che interessano gli uomini e non d'arte o d'amore.
Era moglie di un uomo stimato, e tenera madre di due bei ragazzi. La sua locuzone preferita era "estremamente corretto", e l'applicava a persone, domestici, affari e sentimenti ogni volta che voleva parlarne bene. Era capace di dire " il Vero, il Buono e il Bello" con la frequenza e la naturalezzacon cui un altro direbbe "giovedì".
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Aveva solo un difetto, quello di eccitarsi in misura veramente straordinaria alla sola vista di un uomo. Non era affatto lussuriosa; era sessuale così come altre persone soffrono d'altri disturbi, per esempio, sudanoi alle mani o cambiano facilmente colore; era una disposizione innata, e lei non poteva farci niente.
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Per conseguenza Bonadea conduceva spesso una vita doppia, come uno che sia un rispettabile cittadino alla luce del giorno, ma nelle pause buie della coscienza faccia il borsaiolo; e quando nessuno la teneva tra le braccia, quella donna tacita e maestosa cadeva immediatamente in preda al disprezzo di sé, prodotto dalle bugie e dal disonore che ella affrontava allo scopo di essere tenuta fra le braccia.
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Per scagionarsi ella aveva inventato la favoletta che il marito nei primi anni di matrimonio aveva suscitato in lei innocente quelle incresciose disposizioni. Questo marito assai più vecchio e più robusto di lei, era descritto come un brutale, e già nei primi momenti del suo nuovo amore ella aveva fatto ad Ulrich mesti e significativi accenni. Solo più tardi egli venne a sapere he il marito di Bonadea era un giurista noto e considerato, molto attivo e capace nell'esercizio della sua professione, mansueto uccisore di selvaggina e ricercato frequentatore di circoli di cacciatori e di giuristi dove si discuteva delle cose che interessano gli uomini e non d'arte o d'amore.