Narra la storia del Sig. Grandet, sindaco del piccolo paese di Saumur; uomo con un senso degli affari molto sviluppato che riuscì in breve tempo, grazie anche al capitale acquisito dopo il matrimonio a costruire un impero: accumulando denaro, investendo nell'acquisto di terre, castelli, beni immobili che amministrava con professionalità e investendo il denaro proveniente dalla vendita del vino delle sue vigne. Il Sig. Grandet era infatti un vinaio ma tanto, tanto avaro.
A casa oltre a lui c'erano la moglie: donna molto mite e sue figlia Eugénie a cui voleva un gran bene. Avevano solo una donna di servizio che faceva tutto: pensava a cucinare, tenere in ordine la casa e che ubbidiva fedelmente al padrone che venerava. Madre e figlia erano all'oscuro di tutti gli investimenti del marito e padre erano anzi convinte di essere povere e sottostavano senza mai protestare alle rigide regole domestiche. La sera ci si riuniva solo in una stanza con una candela di sego accesa dove le donne ricamavano. Si mangiava a colazione, con lo zucchero razionato, le fette di pane tagliate dal padre la mattina. Il pranzo era molto veloce e consisteva in un bicchiere di vino bevuto in piedi e della frutta e la cena era più abbondante.
La signorina Eugénie era naturalmente corteggiata dai figli di due delle famiglie più in vista del paese, ma lei non pensava ancora al matrimonio.
Una sera arrivò a casa loro un elegante e raffinato giovanotto parigino: Charles, cugino di Eugénie, figlio del fratello del Sig. Grandet, mandato lì dal padre perché oramai in rovina che si ucciderà dopo aver allontanato il figlio. Il ragazzo abituato al lusso, ignaro della catastrofe che si sarebbe abbattuta su di lui, inizialmente considera i parenti che lo ospitano un po' bizzarri, ma non ha il tempo di approfondire tali considerazioni, che la tragedia lo travolge. Tra Eugénie e il cugino si accende un tenero sentimento che li unisce in questo triste momento. Il ragazzo all'inizio si dispera, ma capisce ben presto che l'unica cosa che può fare è vendere ciò che gli rimane e andare all'estero per fare fortuna.
Intanto papà Grandet, calcolatore gli paga il viaggio e con una mossa astuta cerca di pagare i debiti lasciati dal fratello ma con un calcolo ben studiato in modo da non rimetterci un centesimo.
L'amore per il cugino spinge Eugénie a donargli tutto il suo oro, regalatole dal padre, mentre il cugino affida in pegno a Eugénie un cofanetto con il ritratto della madre, che diventa una sorta di feticcio amoroso per la ragazza. Dopo essersi giurati amore eterno, Charles parte con la promessa di tornare da lei non appena guadagnato il denaro per farlo.
Quando il padre, però, si accorge che la figlia ha regalato tutto il suo oro al cugino, va su tutte le furie, la maledice e la chiude in camera a pane e acqua. La madre dal dispiacere si ammala gravemente pur continuando a pregare il marito di perdonare la figlia. Alla fine il perdono arriva, ma solo dopo la scoperta, da parte dell'avido Grandet, che la figlia è ereditaria di metà delle proprietà di sua moglie, e che quindi risulta molto più conveniente trattarla bene in modo poi da convincerla a rinunciare ad essa. Così accade, ma nonostante la riappacificazione, la signora Grandet muore ed Eugénie acconsente a rinunciare alla sua eredità.
Più tardi Eugénie viene messa al corrente dal padre della sua attività con lui ritira gli affitti, amministra la campagna e ben presto diventa abile come il padre. Il cugino intanto fa fortuna ma il suo unico interesse è quello di arricchirsi velocemente e ambisce ad un titolo nobiliare.
L'ultimo dispiacere della sua vita le arriva quando riceve l'unica lettera da Charles il quale le scrive dopo lunghi anni di essere una persona nuova, di essersi arricchito, ma soprattutto di aver conosciuto il mondo e le leggi che lo regolano. Le dice di rinunciare alla promessa fatta pochi anni prima e offre alla cugina solo la restituzione del prestito ricevuto alla partenza. Charles intendeva sposare la figlia del duca D'Aubrion, famiglia nobile ma decaduta a causa di rovesci finanziari, in modo da assumere una posizione importante nella politica.
Eugénie reagisce a questo dolore con molta compostezza: paga i creditori di suo zio, restituisce il cofanetto d'oro al cugino, gli augura buona fortuna, e acconsente a sposare il “presidente” Cruchot. E così Eugénie trascorre tristemente alcuni anni assieme a un marito non amato e senza figli. In seguito anche questo muore, affidandole la sua eredità, ma lasciando Eugénie nuovamente sola.
Una sera arrivò a casa loro un elegante e raffinato giovanotto parigino: Charles, cugino di Eugénie, figlio del fratello del Sig. Grandet, mandato lì dal padre perché oramai in rovina che si ucciderà dopo aver allontanato il figlio. Il ragazzo abituato al lusso, ignaro della catastrofe che si sarebbe abbattuta su di lui, inizialmente considera i parenti che lo ospitano un po' bizzarri, ma non ha il tempo di approfondire tali considerazioni, che la tragedia lo travolge. Tra Eugénie e il cugino si accende un tenero sentimento che li unisce in questo triste momento. Il ragazzo all'inizio si dispera, ma capisce ben presto che l'unica cosa che può fare è vendere ciò che gli rimane e andare all'estero per fare fortuna.
Intanto papà Grandet, calcolatore gli paga il viaggio e con una mossa astuta cerca di pagare i debiti lasciati dal fratello ma con un calcolo ben studiato in modo da non rimetterci un centesimo.
L'amore per il cugino spinge Eugénie a donargli tutto il suo oro, regalatole dal padre, mentre il cugino affida in pegno a Eugénie un cofanetto con il ritratto della madre, che diventa una sorta di feticcio amoroso per la ragazza. Dopo essersi giurati amore eterno, Charles parte con la promessa di tornare da lei non appena guadagnato il denaro per farlo.
Quando il padre, però, si accorge che la figlia ha regalato tutto il suo oro al cugino, va su tutte le furie, la maledice e la chiude in camera a pane e acqua. La madre dal dispiacere si ammala gravemente pur continuando a pregare il marito di perdonare la figlia. Alla fine il perdono arriva, ma solo dopo la scoperta, da parte dell'avido Grandet, che la figlia è ereditaria di metà delle proprietà di sua moglie, e che quindi risulta molto più conveniente trattarla bene in modo poi da convincerla a rinunciare ad essa. Così accade, ma nonostante la riappacificazione, la signora Grandet muore ed Eugénie acconsente a rinunciare alla sua eredità.
Più tardi Eugénie viene messa al corrente dal padre della sua attività con lui ritira gli affitti, amministra la campagna e ben presto diventa abile come il padre. Il cugino intanto fa fortuna ma il suo unico interesse è quello di arricchirsi velocemente e ambisce ad un titolo nobiliare.
L'ultimo dispiacere della sua vita le arriva quando riceve l'unica lettera da Charles il quale le scrive dopo lunghi anni di essere una persona nuova, di essersi arricchito, ma soprattutto di aver conosciuto il mondo e le leggi che lo regolano. Le dice di rinunciare alla promessa fatta pochi anni prima e offre alla cugina solo la restituzione del prestito ricevuto alla partenza. Charles intendeva sposare la figlia del duca D'Aubrion, famiglia nobile ma decaduta a causa di rovesci finanziari, in modo da assumere una posizione importante nella politica.
Eugénie reagisce a questo dolore con molta compostezza: paga i creditori di suo zio, restituisce il cofanetto d'oro al cugino, gli augura buona fortuna, e acconsente a sposare il “presidente” Cruchot. E così Eugénie trascorre tristemente alcuni anni assieme a un marito non amato e senza figli. In seguito anche questo muore, affidandole la sua eredità, ma lasciando Eugénie nuovamente sola.
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