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giovedì 30 ottobre 2014

Vacanze a sorpresa 3



Alle 9 ero ancora a letto a poltrire, ma sentii il telefono squillare così mi alzai. “Pronto”. Dall’altro capo del filo c’era Susan che con la sua voce mi investì di parole che all’inizio mi sembravano strane e che chiesi di ripetere più lentamente. Avevo ancora la mente annebbiata e non riuscivo a connettere o meglio quello che mi stava dicendo era così strano che non mi sembrava vero.

“Susan puoi ripetere tutto dall’inizio?” Lei  riprese da dove si era interrotta. “Una mia amica mi ha detto che c’è un suo amico che sta cercando una ragazza che deve fingere di essere la sua fidanzata durante le vacanze che trascorrerà a casa dei suoi genitori. Niente sesso, niente cose sconce, un bacetto ogni tanto. Deve solo far credere ai suoi genitori che ha una ragazza, così questi non gli rovinano le vacanze.”  Dopo un attimo di silenziò continuò. “Quando questa mia amica me lo ha detto ho pensato subito a te. Potrebbe essere un modo economico per farti le vacanze”.

Ci fu un altro attimo di silenzio e io replicai: “Chissà quante ragazze sono interessate a questa proposta! Ma siamo sicure che non ci sia un inghippo?” “No le ragazze che lo sanno non dovrebbe essere tante e poi   cosa ti costa provare, male che vada ti fai una vacanza gratis e male male che vada se proprio la convivenza non funziona torni a casa e amici come prima”.

 Pensavo e ripensavo a quello che mia aveva appena detto Susan questa cosa girava nella mia testa come un tarlo. Ero molto attratta dall’idea. Una vacanza, per giunta  gratis. Troppo bello per essere vero. Magari il tipo che voleva questa fidanzata di facciata, era gay. Non che avessi nulla contro i gay, anzi se così era mi potevo fare una vacanza tutta spesata, senza nemmeno il rischio di un coinvolgimento.

Oppure forse era un ragazzo timido, che non era in grado di trovarsi una fidanzata..

Dopo un po’ la voce di Susan mi allontanò dalle mie fantasticherie e lei mi chiese: “Allora ti faccio fissare un appuntamento?” Silenzio.

Poco dopo le dissi: “Aspetta quanto corri, fammici pensare”. Lei allora molto più pratica di me continuò: “Ma cosa vuoi aspettare? Vai all’incontro e poi hai tutto il tempo di decidere”.

Io allora replicai: “Ma!!!”. Lei decisa più che mai replico:

”Hai o non hai bisogno di una vacanza?”. “SI” risposi sospirando.

 “Hai i soldi per potertela permetter?”- “No” sospirai ancora.

“Allora cosa stai tanto a pensarci su, buttati per una volta nella vita. Occasioni così non capitano tutti i giorni. Poi magari è anche bello”.

“E no” replicai. ” Lo sai che non voglio nessun legame, proprio ora che si sta per realizzare il mio sogno!!”

“Va bene, fai come credi però la vacanza te la puoi fare” replicò Susan.

“Va bene fissami questo appuntamento, tanto se non sono convinta non parto!”

“Bene così mi piaci. Ti faccio sapere quanto prima”. E mise giù il telefono.

Mentre mi preparavo per andare dal mio relatore pensavo alla vacanza con insistenza, ma subito dopo mi dicevo, “stai con i piedi per terra. Perché dovrebbe scegliere te? Queste cose sono come le favole, non succedono nel mondo reale”. Sorridendo uscii di casa e non ci pensai più.

 

Nel pomeriggio ricevetti una chiamata da Susan: “Domai pomeriggio al bar vicino al Duomo, alle 17. Mettiti una camicetta rossa”. Al momento non realizzai subito. “Una camicetta rossa, che assurdità”. Susan un po’ spazientita replicò: “ Dai non fare la difficile. Deve riconoscerti in qualche modo”. Io per non farla arrabbiare replicai conciliante: “Scusami ti sei data tanto da fare con me e io non faccio altro che brontolare! Va bene domani camicetta rossa al bar del Duomo alle 17.00”. “Brava. Così mi piaci”.

L’indomani mentre mi preparavo per andare al bar del Duomo ero agitata, stupidamente agitata. Mi davo della sciocca per essermi messa in questa situazione. Beh male che vada me ne sto a casa, mi ripetevo poco convinta.

Alle 17.00 ero in piazza del Duomo e con circospezione mi avvicinavo al bar. Avevo indossato una camicetta rossa su una gonna tubino scuro, sandali e avevo raccolto i capelli con una molletta facendo scendere qualche boccolo ribelle.

Mi stavo avvicinando ai tavoli del bar cercando di guardare le persone che erano sedute, ma non mi pareva di riconoscere nessuno.

Ad un certo punto lo vidi era seduto in uno dei tavolini laterali che sorseggiava una bibita. Non mi aspettavo di vedere Mark in quel locale non era il suo genere.

 Pensai che se mi vedeva parlare con un uomo certamente non ci avrebbe visto nulla di strano spero solo che il tizio non avesse scelto il tavolino vicino al suo in modo che lui non sentisse la nostra conversazione di finta fidanzata e vacanza gratis.

Lo guardai per un attimo, lui mi salutò espansivamente con la mano, mi avvicinai e poco dopo lo sentii dire: “Sei in ritardo di 5 minuti”. Lo guardai sbarrando gli occhi poi dopo essermi ripresa dallo shock gli chiesi: “Tu saresti il tizio che sta cercando la finta fidanzata?” Lui ridendo e squadrandomi dalla testa ai piedi mi rispose: “Tu saresti interessata all’offerta?” con un tono meravigliato e incredulo.

Non risposi ma una rabbia folle mi stava crescendo, girai i tacchi e stavo per allontanarmi quando sentii la sua voce secca ordinarmi: “Siediti”. Non lo avevo mai sentito parlare in modo così autoritario. Mi voltai lentamente e lo guardai. Mi guardò ancora e aggiunse: “Per piacere”. Mi sedetti ma desideravo essere lontano da lì per la vergogna e maledicevo Susan per avermi proposto questa cosa.

Mi chiese: “Prendi qualcosa da bere?” Risposi molto secca: “No grazie, vorrei andare se non ti dispiace”.

Invece di rispondere mi guardava e mi disse. “Stai molto bene con il rosso”. Prendendomi sfacciatamente in giro. Lo fulminai con lo sguardo e questo provocò una sonora risata in lui. Quanto mi sarebbe piaciuto dargli un bel pugno, ma mi imposi di mantenere la calma, fare un bel respiro e calmarmi.

Lui mi guardava e sorrideva sornione. “I miei genitori mi voglio a tutti i costi sistemato. Non ho voglia, anzi ancora non mi sento di impegnarmi con una ragazza fissa così per evitare che anche quest’anno mi facciano il predicozzo, vorrei andare con una ragazza che finga di essere la mia fidanzata.” Dopo che ebbe terminato gli chiesi: “Ma perché non ti porti una di quelle che frequenti?” Lui sorrise e mi rispose: “Perché sono un po’ appariscenti e non sarebbe il tipo di ragazza che piacerebbe ai miei e poi come ti ho detto non mi voglio impegnare”.

 E tu perché sei interessata a questa offerta?” Io molto rigidamente replicai: “Ti sbagli non sono interessata”. Mi alzai ma la sua mano prontamente mi fece risedere. Mi divincolai dalla sua stretta e lo fulminai con lo sguardo. Lui mi guardò molto divertito e replicò: “Ti ripeto la domanda perché sei interessata all’offerta?”. Pensai che se continuavo con questo atteggiamento non sarei più andata via quindi decisi di rispondere alla sua domanda: “Non ho i soldi per una vacanza o per essere precisa li ho, ma quelli che ho messo da parte mi servono per altro.”

 Non stetti a spiegargli che ero molto stanca e che pur di andare in vacanza avrei fatto qualsiasi cosa, ma questo a lui non sarebbe interessato. Non avrebbe capito lui che non aveva problemi di soldi. Mi alzai ma questa volta non mi trattenne. “Ti ringrazio per l’offerta, ma non sono interessata a venire in vacanza con te”. Lui mi guardava sempre sorridendo, ma senza aggiungere altro. Mi voltai e andai via.

Quando arrivai a casa ero così arrabbiata con me stessa che mi sarei presa a schiaffi.

Mi cambiai e andai in pizzeria e un po’ alla volta la mia rabbia sbollì. La cosa che più di tutte mi feriva era che era lui la persona davanti alla quale mi ero resa ridicola, non aveva fatto altro che sorridere e prendermi in giro. Accidenti a me che ero stata così credulona.

Tre giorni dopo l’appuntamento ricevetti una telefonata: “Sono Mark, volevo dirti che accetto la tua offerta di accompagnarmi in vacanza”. Rimasi un attimo senza parole poi risposi. “Ti ringrazio, ma non vengo, cercati un’altra compagnia più adatta alle tue esigenze”. Misi giù il telefono con il cuore che batteva a cento. Mi sedetti sul divano e mi alzai dandomi della cretina per essere così agitata. Possibile che mi faceva questo effetto. Mi irritava perché era sempre sicuro di se stesso, convinto che tutti dovessero ubbidirgli. Sfacciato presuntuoso!

Due giorni dopo ricetti una lettera quando l’aprii dovetti sedermi perché conteneva un biglietto d’aereo di andata per Minorca. Questa cosa mi fece montare una rabbia feroce. Ma chi si crede di essere. Telefonai a Susan per dirglielo e lei con tutta calma mi disse: “Sei una vera sciocca se non vai”. Io nera di rabbia replicai: “Ma lo vuoi capire che se fosse stato un’altra persona non ci avrei pensato due volte.  Non voglio andare via con lui!”. Susan candidamente aggiunse: “Ma lui a quanto pare vuole andare via con te” – “Solo perché gli ho detto di no sta insistendo così tanto.”

Susan ribattè: “Fregatene, è un bel ragazzo, se ti da un bacio non muori. Se lo vuoi evitare puoi farlo non dormirai nella stessa stanza con lui,  abiterai a casa dei suoi. Fidati sei in una botte di ferro”.

Non lo dissi a Susan, ma questa volta avrei fatto di testa mia. Presi il biglietto e lo misi sulla credenza domani lo avrei rispedito indietro. Con questo proposito mi cambia per andare in pizzeria.

A mezzanotte quasi l’una quando uscii dalla pizzeria vidi una macchina, un SUV per la precisione parcheggiato sopra il marciapiede e pensai dentro di me che le persone sono proprio irrispettose. Mi bloccai di botto e realizzai che quella macchina apparteneva a una sola persona irrispettosa e cioè a Mark Nicholson.

Cosa ci faceva fuori dalla pizzeria. Ad un certo punto lo vidi che si avvicinava a me. Quando mi fu vicino mi sorrise e mi chiese: “Hai ricevuto il biglietto?” Io cercando di controllare la mia voce risposi: “Si l’ho ricevuto e se sapevo che stasera eri in pizzeria te lo avrei portato per restituirtelo”.

 Mi guardo ancora sorridendo: “Mi piacciono le persone determinate. Passo a prenderti domenica mattina alle otto e se non sei pronta ti porto via così come sei.” Allora tutta la rabbia che stavo cercando di controllare esplose: “Ma chi ti credi di essere. Sei solo un prepotente viziato che deve imporre la sua volontà agli altri. Non vengo con te da nessuna parte.” Mi guardò ancora sorridendo: “Domenica alle otto, mi raccomando non farmi aspettare”.

 

Ci volle tutta la pazienza di Susan per convincermi a preparare le valigie. Cercò di farmi vedere tutti i vantaggi di questa vacanza di cui avevo veramente bisogno. Ero veramente stanca, i nervi a fior di pelle.

Mi prestò alcuni dei suoi vestiti perché diceva che  i miei abiti  stravaganti non sarebbero certo piaciuti ai miei futuri suoceri.

Non so come ma anche Pablo e Rosi accolsero con gran piacere la notizia della mia partenza, speravo che almeno loro fossero dalla mia parte ma con molto affetto mi dissero che si vedeva che ero stanca e questa vacanza mi avrebbe fatto bene. Anche io per placare i miei rimorsi me lo ripetevo. Se solo non ci fosse stato Mark come compagno di viaggio sarebbe stato tutto splendido.

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