Ci alzammo per andare
a cenare in un localino lì vicino e mentre ci spostavamo a piedi Mark si
avvicinò a me e mise la sua mano attorno ai miei fianchi, ma io mi divincolai
egli dissi: “Stai buono, non mi piace quando allunghi le mani. Comportati
bene.” Lui mi guardò e disse: “Mi pareva di capire che i miei baci non ti
dessero fastidio.” Io allora risposi: “Come ti ho detto volevo dare una lezione
a Catherine perché non mi piaceva essere presa per cretina!” Lui mi guardò con
una espressione strana e disse: “Quindi i tuoi baci languidi sono solo per dare
una lezione a Catherine. Non ci credo.”
Lo guardai e risposi: “Libero di pensare quello
che vuoi.” Lui non replico e mi guardò attentamente negli occhi, mi sforzai di
non abbassare lo sguardo e poi mettendosi le mani in tasca continuò a camminare
accanto a me senza aggiungere altro. Cenammo ma notai che Mark non era più
sorridente come prima e la colpa era mia, ma non volevo illuderlo io avevo
altre priorità e innamorami di Mark non era proprio la cosa che volevo anche se
iniziava a piacermi troppo. Tornammo a casa io con Mark e i genitori con la
macchina che avevamo io e Sophia. Durante il tragitto Mark non parlò, ma io non
sopportavo il silenzio che c’era tra noi e gli chiesi se la mattinata con il
padre era andata bene. Lui rispose a monosillabi e poi visto che non aveva molta voglia di dialogare mi zitti
pure io. Non volevo che finisse così la serata mi dispiaceva ma non potevo fare
altro, dovevo mantenerlo il più lontano possibile da me.
Arrivammo a casa scendemmo dalla macchina lui mi
augurò la buona notte io pure e molto triste andai a letto. La notte feci
fatica ad addormentarmi e feci dei sogni strani. Sognai che Mark guidava la macchina
e io ero al suo fianco poi ad un certo punto la macchina uscii di strada ma io
non ero più in macchina con lui c’era Catherine
mi guadavano e ridevano di me. Mi sveglia di soprassalto, mi accorsi che
era un sogno ma una tristezza mi invase e mi accorsi di avere gli occhi bagnati.
Mi alzai tardi, ma non avevo voglia di vedere
nessuno. Quando scesi c’erano solo i genitori di Mark li salutai e loro mi
guardarono e mi chiesero: “Hai la faccia tirata, stai
bene?” Io un po’ imbarazzata confessai: “Non ho dormito bene ma un caffè
mi farà bene.” Così andai in cucina da Maria a prendere del caffe appena fatto.
Maria mi salutò e mi disse che Mark era già andato fuori, molto presto a dire
il vero.
Tornai in sala e i genitori mi diedero un
biglietto da parte di Mark, lo aprii e lessi: “Sono in spiaggia ti aspetto lì,
prendi la Mercedes.” Non sapevo come interpretare il biglietto non c’era nulla
di strano.
I genitori mi chiesero con apprensione: “Va
tutto bene?” Io sorridendo risposi per tranquillizzarli: “Si tutto bene.” Feci colazione e poi ormai a metà mattinata
presi la Mercedes e mi diressi alla spiaggia.
Quando arrivai mi guardai attorno per vedere
dove fossero tutti. Mi avvicinai a Carol,
la salutai e le chiesi se per caso avesse visto Mark, lei mi indicò con
la testa il bar poi aggiunse: “E’ andato al bar con Tom.” “Vieni che andiamo a
prendere qualcosa?” chiesi a Carol. Lei mi guardò ma poi mi disse che non aveva
molta voglia. Mi allontanai in direzione del bar, quando arrivai c’era Tom che
parlava con il barista e in un angolo Mark che parlava con Catherine.
Lui era di spalle e lei fu la prima ad accorgersi di me e con fare sfacciato
mise una mano sul braccio di Mark perché sapeva che la stavo guardando. Io con
non curanza arrivai alle spalle di Mark e gli misi le mani sugli occhi tappandoglieli
e mi avvicinai con il corpo alle sue spalle. Lui inizio ad accarezzare le mani
e disse: “Vediamo se riesco ad indovinare chi sei?” Mentre lo diceva mise le
mani dietro e accarezzò la mia schiena, poi con una mano mi fece spostare
davanti a lui, mentre tenevo le mani sui suoi occhi e inizio ad accarezzare le
spalle poi giù lentamente sino ai i fianchi, poi mi circondò con le gambe in
modo da impedirmi di allontanarmi e mi avvicinò a se stringendomi tra le sue
braccia dicendomi: “Questa volta non scappi.” Dietro le mie spalle sentii la
voce di Catherine che diceva. “Ma quanto siete sfacciati voi due” e si
allontanò. Io tolsi le mani dai suoi occhi e lo guardai. Non mi diede il tempo
di parlare che le sue labbra erano già sulle mie prima lievi e poi sempre più
esigenti.
Quando ci sciogliemmo
dall’abbraccio mi disse: “Andiamo via di qui.” Mi prese per mano e salutammo
Tom, ci avvicinammo a Carol e salutammo
anche lei poi salimmo in macchina e andammo al porto, parcheggiammo e mi portò
dove aveva la barca a vela del padre e salpammo.
Ci allontanammo dalla
costa e ci dirigemmo verso il largo. Mentre faceva le manovre per uscire dal
porto era molto concentrato e non mi rivolse la parola; quando fummo in mare
aperto mi chiamò vicino a lui, mise un braccio attorno ai miei fianchi, mi
avvicinò a se e mi diede un bacio, poi un altro poi mi abbraccio e mi catturò
la bocca per darmi un bacio che mi tolse il respiro. Cercai di allontanarmi, ma
non me lo permise allora mi sistemai in modo da dargli la schiena e gli chiesi:
“Dove stiamo andando?” Lui mi abbracciò cingendomi la vita e mi sussurrò ad un
orecchio: “E’ una sorpresa.” Liberando una mano la mise sul manubrio della barca
e la guidò verso il largo ma rimanendo vicino alla costa. La giornata era
stupenda e c’era una brezza piacevole. Mi accorsi che ci stavamo spostando e ad
un certo punto mi indicò la riva e disse: “Vedi là in fondo riconosci la casa e
la spiaggetta?” Guardai attentamente e vidi la casa di Mark in lontananza e
riconobbi la spiaggetta dove ero stata tante volte a prendere il sole. Quando
fummo di fronte Mark spense il motore e butto l’ancora e capii che ci saremmo
fermati lì.
Mi prese per le
braccia e mi girò ponendosi di fronte a me e poi mi baciò ancora con più
passione di prima. Io ricambia il bacio non potevo farne a meno, non riuscivo a
staccarmi da lui. Inizio ad accarezzarmi, ma io mi staccai da lui e gli dissi:
“Dobbiamo parlare.” Lui non mi diede ascolto e catturò nuovamente la mia bocca
dandomi una altro bacio. Io con molta fatica lo allontanai e alzando un po’ la
voce ripetei: “Mark dobbiamo parlare.”
Lui si stacco e
stizzito mi risposte: “Ma perché proprio ora! Non possiamo farlo dopo? Ho altre
cose in mente in questo momento.” Mi afferrò nuovamente stringendomi a se, ma
io puntai le mani sul suo petto e con forza lo allontanai spostandomi su un
lato della barca mettendo una certa distanza tra me e lui.
Lui mi guardò
scocciato e si spostò dall’altro lato esattamente di fronte a me. Rimanemmo in
silenzio per un po’ guardandoci negli occhi poi io apri la bocca per parlare ma
lui mi zittì dicendo: “Non ho nessuna intenzione di ascoltarti se stai così
lontana da me.”
Io allora mossi
qualche passo riducendo della metà la nostra distanza. Lui mi guardò ancora e
disse: “Forse non mi sono spiegato non ti ascolterò se sei così lontana.” Mi
avvicinai mettendomi davanti a lui e appena fui a tiro mi catturò entrambe le
mani e disse: “Sei ancora troppo lontana.”
Io lo guardai e
risposi: “Mark dobbiamo parlare, e di
tante cose.” Lui scocciato rispose: “Odio questa tua razionalità, ma tu non ti
lascia mai andare?” Lo guardai e gli risposi: “L’ho appena fatto. Sto baciando
un uomo che detestavo sino a pochi giorni fa, con il quale avevo fatto un
accordo: io avrei finto di essere la sua fidanzata e lui mi avrebbe offerto una
vacanza al mare a casa dei suoi.”
Lui allora mi attirò a
se e mi disse: “Vieni allora godiamoci la nostra vacanza” baciandomi ancora. Io
non mi allontanai ma ricambia il suo bacio, ma quando staccò le sue labbra
dalle mie lo allontanai e mantenendo una certa distanza continua: “Mark io
domani torno a casa.” Lui non mi fece continuare e rispose: “Possiamo rimanere
ancora due settimane.”
Io continuai: “Io la
prossima settimana devo laurearmi e tra quindici giorni partirò per Londra dove
mi fermerò per qualche mese.” Mi guardò e sul suo viso vidi passare prima la
tristezza poi la passione e poi la ribellione. Un attimo dopo mi sentii sollevata dalla forte stretta delle
sue braccia. I piedi mi si staccarono da terra; la testa mi si reclino indietro;
Mark mi copri il viso di baci con un
ardore silenzioso e travolgente, come se sentisse l’urgenza di arrivare nel più
profondo della mia anima. Mi baciò le guance arrossate, la fronte corrugata, le palpebre chiuse, le
labbra assetate; e i colpi ritmici e i sospiri dello sciabordio dell’acqua
contro la chiglia della barca assecondavano la forza delle braccia che mi
stringevano, il potere irresistibile delle sue carezze.
Barcollai indietro,
stremata, come se fossi stata portata lì in secca dopo una tempesta e un
naufragio. Aprii gli occhi dopo un momento e sentii la sua voce che mi diceva:
“Non voglio che tu vada via.”
Io molto lentamente
gli risposi: “Devo farlo. E’ molto importante per me.”
Lui mi guardò e mi chiese: “E io?” Io lo guardai
perdendomi nella profondità del suo sguardo e accarezzando il suo viso gli
risposi: “Non ti conosco abbastanza, siamo così diversi, abbiamo progetti
diversi, non so dirti se funzionerà. Potrebbe essere una cotta estiva che si
esaurisce già domani.”
Lui mi guardò un po’
irritato e rispose: ”Non riesci a non essere razionale vero? Ragioni con la
testa non con il cuore. Potrebbe anche funzionare.” Io dispiaciuta nel
sentirgli dire quelle parole gli risposi: “Cosa dovrei fare? Ho paura.” Lui
replicò: “Paura di provare dei sentimenti? Di metterti alla prova? Di
soffrire?”
Io lo guardai e
risposi: “Si. Ho fatto tanti sacrifici per potermi mantenere negli studi, ho
lavorato per poter essere autonoma e non dipendere dai miei. Non posso buttar
via tutto questo. Non ho una famiglia alle spalle che soddisfa ogni mio
capriccio. Ecco perché dico che siamo diversi.”
Lui mi guardò e
rispose: “Non ti sto chiedendo di buttar via tutto questo, ti chiedo di darmi
una possibilità. Anche io non so dirti se funzionerà tra noi due , ma voglio
provare.”
Non opposi resistenza
quando mi prese per i fianchi e mi avvicinò a lui, non avevo voglia di
allontanarmi volevo fidarmi di lui, chissà poteva essere l’uomo della mia vita.
Una sola cosa sapevo in quel momento non volevo rinunciare a lui.
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