Aprile nel primitivo calendario latino era il primo mese dell'anno. Divenne il secondo nel calendario di Romolo e il quarto in quello di Cesare. Tale rimane ancora oggi ed è mese festoso, che apre i fiori e il cuore degli uomini.
In questo mese gli antichi romani festeggiavano Cibele. Nel ventunesimo giorno celebravano il Natale di Roma, perchè secondo la leggenda, Romolo avrebbe ammazzato Remo e cominciato a fabbricare la città eterna proprio in quella data.
Il Regno d'Italia, dopo che nel 1870 ebbe Roma per capitale, dichiarò sollenità civile il 21 aprile di ogni anno, a cominciare dal 1871. Il fascismo, che aveva adottato significati e simboli della romanità, diede particolare importanza a quella data, senza far notare che la giornata era importante per i romani anche a cagione dei Vinalba Urbana, cerimonia di assaggi del vino fatto nell'autunno precedente.
"Aprile / esce la vecchia dal covile" sentenzia un vecchio proverbio. E' finito infatti l'inverno e sta per avanzare tra i fiori la primavera, proprio come l'ha immaginata in un famoso dipinto di Botticelli.
"Or s'udrà" scrive il Manzoni nella sua canzone Aprile 1814 "ciò che sotto il giogo antico/sommesso appena esser potea discorso/al cauto orecchio di privato amico". Poteva finalmente, lo scrittore, partiti i francesi, gridare forte contro il dispotismo napoleonico. Ma il 28 aprile di quell'anno, al posto dei francesi arrivarono in Lombardia gli austriaci, altrettanto dispotici, e il Manzoni dovette discorrere ad orecchi ancor più cauti. Il Porta, dopo quel cambio di padrone, maledicendo francesi ed austriaci, scrisse: "M'avii ridutt al punt puttana / de podè nanca vess indiferent / sulla scerna del boia che ne scanna".
Mese dunque non solo di fiori e di fresche ariette, ma anche di cambiamente e di malanni, l'aprile, nel quale non conviene scoprirsi in alcun modo: "April / nanca un fil" dice il proverbio.
[Piero Chiara "Dodici mesi, un anno"]
Nessun commento:
Posta un commento