"V'è qualcosa che si svolge nel cielo, come una decomposizione, una corruzione dell'aria, che rimane più ferma che mai. In fondo, sono soltanto nubi, che possono o no portare vento oppure pioggia, Strano che debbano conturbarmi così. Ho l'impressione che tutti i miei peccati m'abbiano raggiunto. ma forse il problema è solo che la nave non si muove, non risponde ai comandi, e che io non so cosa fare per evitare che la mia fantasia si lanci pazzamente su tutte le più disastrose immagini del peggio che ci può capitare. Cosa succederà? Forse nulla. O qualsiasi cosa. Potrebbe essere una burrasca in cui andiamo a capofitto. E in coperta ci sono cinque uomini con la vitalità, diciamo, di due. Potremmo ritrovarci con tutte le vele spazzate via. Tutte le vele sono bordate da quando salpammo, alla foce del Menam, quindici giorni orsono... o quindici secoli. Mi sembra che tutta la mia vita prima di quel fatidico giorno sia infinitamente remota, memoria che sbiadisce della mia gioventù spensierata, qualcosa al di là di un'ombra. Si, le vele potrebbero benissimo essere spazzate via. E sarebbe per gli uomini come una condanna a morte. Non vi sono a bordo forze sufficienti a tesarne di nuove: pensiero che pare assurdo, ma è la pura verità. Oppure potremmo rimanere disalberati. Molte navi sono state disalberate soltanto perché non erano manovrate con sufficiente prontezza, e noi non siamo in condizioni di bracciare i pennoni. E' come essere legati mani e piedi, pronti perché qualcuno ti tagli la gola. E ciò che mi atterrisce è ch'io evito di andare sul ponte a fare fronte alla realtà. E' un dovere verso la nave, e verso gli uomini che stanno sul ponte, alcuni di loro pronti a radunare i residui di forze a un mio ordine. E io evito di farlo. Rifuggo dalla semplice vista. Il mio primo comando. Adesso comprendo quello strano senso d'incertezza nel mio passato. Ho sempre sospettato che avrei potuto non farcela. Ed ecco la prova sicura. Sto eludendola. Non riesco a farcela.
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