Dai libri che leggi, posso giudicare della tua professione, cultura, curiosità, libertà. Dai libri che rileggi, conosco la tua età, la tua indole, quello che hai sofferto, quello che speri. (Ugo Ojetti) Esistono due motivi per leggere un libro: uno perchè vi piace, l'altro è che potrete vantarvi di averlo letto. (Bertrand Russell)
giovedì 31 dicembre 2015
mercoledì 23 dicembre 2015
Avviso ai naviganti, E. Annie Proulx
“Con il viso coperto dai foruncoli e le viscere bombardate dai gas e dai crampi, Quoyle era sopravvissuto all’infanzia. All’università statale, con la mano sul mento, aveva camuffato la propria sofferenza con sorrisi e silenzi. Aveva attraversato a stento i primi vent’anni e si era inoltrato nei trenta imparando a separare i sentimenti dalla vita, senza fare affidamento su nulla. Aveva un appetito prodigioso, adorava il prosciutto e le patate al burro.
I suoi
mestieri: fornitore di dolciumi per distributori automatici, commesso notturno
in un negozio di generi alimentari, cronista di terz’ordine. A trentasei anni,
orbato e traboccante di dolore e di amore frustrato, Quoyle aveva virato verso
Terranova, l’isola che aveva generato i suoi antenati, un luogo che non aveva
mai visitato, né mai aveva pensato di visitare.
Un luogo d’acqua.
E Quoyle temeva l’acqua: Non sapeva nuotare. Più di una volta suo padre aveva
mollato la presa per lasciarlo cadere in stagni, torrenti e laghi, oppure tra i
flutti. Quoyle conosceva il sapore dell’acqua torbida e dell’elodea.
A partire da
quel primo insuccesso nel mantenersi a galla, il padre vide sbocciare nel
figlio minore tutta una serie di
insuccessi, come in un’esplosione di cellule virulente: l’insuccesso nel
parlare in modo chiaro, nel tenere le spalle ritte. Nell’alzarsi la mattina. Un
insuccesso nell’atteggiamento, nelle ambizioni e nelle capacità. Un insuccesso
totale. In breve, il proprio insuccesso.
Quoyle si trascinava, di un palmo più alto
rispetto agli altri bambini. Era fiacco. Lo sapeva bene. «Grande grosso e
rammollito», gli diceva il padre , pur non essendo lui stesso un pigmeo. E suo
fratello Dick, il cocco di papà, fingeva
di vomitare ogni volta che Quoyle entrava nella stanza. «Faccia di lardo,
moccioso, bomba puzzolente, maiale schifoso, lanciascorregge, cinghiale
verrucoso, palla di grasso», gli sibilava, e lo riempiva di pugni e calci,
finché Quoyle non si raggomitolava piagnucolando sul linoleum, con la testa fra
le mani. Tutto dipendeva dal principale insuccesso di Quoyle, quello di non
avere un aspetto normale.
Il suo corpo
era un polpettone enorme e flaccido. A sei anni pesava trentasei chili. A
sedici era sepolto da una corazza di carne: la testa a forma di melone, niente
collo, i capelli rossicci mandati all’indietro. I lineamenti ravvicinati come
le dita di una mano unite per lanciare un bacio. Gli occhi color plastica. Un
mento mostruoso, una specie di mensola che gli sporgeva dalla parte inferiore
del viso.”
Come non si può dall’inizio del romanzo non provare una simpatia
travolgente per Quoyle. Un uomo che non è stato molto fortunato a partire dalla
sua famiglia che lo ha sempre considerato un “insuccesso” quando riesce a farsene una di sua, sposa Petal che la sera stessa che lo conosce
esordisce dicendo: «Allora che ne dici? Mi vuoi sposare vero? » «Si» rispose lui serio. Gettandosi in un amore doloroso.
Petal di giorno vendeva antifurti e di notte si trasformava in una
creatura che non riusciva a star lontana dalle stanze da letto degli
sconosciuti, che doveva possederli a tutti i costi. La loro vita in comune fu
piuttosto sofferta. L’unica felicità di Quoyle furono le sue bambine Bunny di
sei anni e Sunshine di quattro e mezzo capelli rossi e lentiggini come lui.
A trentasei anni la sua vita cambia quando: prima i genitori ammalati
uno di cancro al fegato e l’altra di tumore alla testa decidono di ingoiare
spontaneamente dei barbiturici per togliersi di mezzo e poi la moglie morta in
un incidente stradale, decide con l’unico parente rimasto, zia Agnis , di
trasferirsi a Terranova.
Da questo momento il romanzo diventa più interessante c’è la
descrizione della vita dura della gente di Terranova, pescatori, marinai, cacciatori di foche; un luogo con un tempo
supera ogni immaginazione.
Quando arrivano sull’isola l’idea della zia era quella andare a
stabilirsi nella vecchia casa di famiglia che rimasta chiusa per cinquant’anni era
oramai in condizioni precarie e necessitava di numerosi interventi
La costruzione si ergeva
desolata sulla roccia. L’unica particolarità era una grande finestra
fiancheggiata da due finestre più piccole, come un adulto che abbraccia due
bambini per proteggerli. Sulla porta, una lunetta a ventaglio. Quoyle notò che metà delle finestre non avevano
vetri: la vernice sul legno era scrostata. Il tetto pieno di buchi. E la baia
continuava a muoversi agitata.
La casa era stata trasportata dagli avi dall’ultimo villaggio dal quale
erano stati scacciati e legata con dei grossi cavi a una serie di anelli
fissati nella roccia.
Poco dopo il suo arrivo va alla sede del giornale per il quale dovrà
lavorare il “Gammy Bird”. Il giornale era
un tabloid di quarantaquattro pagine, stampato su carta sottile. Sei colonne,
titoli modesti – corpo trentasei era considerato sensazionale – il carattere
era un sans serif robusto ma inconsueto. Pochissime notizie e un numero incredibile di inserzioni
pubblicitarie.
Come primo incarico al giornale Quoyle dovette occuparsi di incidenti stradali e del
bollettino marittimo: le navi in arrivo e in partenza nel porto. Ma questo lo
getta nello sconforto perché il direttore è mezzo matto, non conosce ancora la
zona e deve occuparsi degli incidenti stradali, ma non può occuparsene perché gli
fanno venire in mente quello che è successo alla sua defunta ex moglie.
Con la zia decideranno di sistemare la vecchia casa, Quoyle di sua
iniziativa prenderà una barca che si dimostra essere una bagnarola, inizierà a
stringere amicizia con le famiglie del posto Denis e Beety, crescerà lentamente
un dolce affetto per la riservata Wavey.
A contatto con la gente del posto Quoyle riuscirà a dimostrare, per la
prima volta quello che vale.
Fa da sfondo alla narrazione il clima di Terranova: il mare, la distesa di
ghiaccio, la neve, le tempeste e il
vento impetuoso.
Il libro ha la particolarità che all'inizio di ogni capitolo e raffigurato un nodo con la sua descrizione e come precisa l'autrice senza l'ispirazione fornitale da Clifford W. Ashley con la splendida opera del 1944, "Il libro dei nodi" questo romanzo sarebbe rimasto solo il filo di un'idea.
Il libro ha la particolarità che all'inizio di ogni capitolo e raffigurato un nodo con la sua descrizione e come precisa l'autrice senza l'ispirazione fornitale da Clifford W. Ashley con la splendida opera del 1944, "Il libro dei nodi" questo romanzo sarebbe rimasto solo il filo di un'idea.
martedì 15 dicembre 2015
Storia di un cane che insegnò a un bambino la fedeltà, Luis Sepùlveda
"Ho sempre sostenuto che gran parte della mia vocazione di scrittore nasce dal fatto di avere avuto nonni che raccontavano storie, e nel lontano sud del Cile, in una regione chiamata Araucania o Wallmapu, ho avuto un prozio, Ignacio Kallfukurà, mapuche, che al tramonto raccontava mapuv
che storie nella sua lingua, il mapudungun."
Durante la lettura di questo breve racconto si trovano molte parole in mapudungun e alla fine del libro c'è un glossario completo.
La storia accompagnata da illustrazioni di Simona Maluzzani narra una profonda amicizia tra un cane e un bambino della popolazione dei "mapuche" la Gente della Terra.
E' il cane, un cane lupo per la precisione, di nome Aufman la voce narrante che parla dei suoi amici mapuche che lo hanno accolto nella loro comunità, del rispetto che ha questo popolo per la natura e tutte le sue creature, del profondo legame con il bambino Aukaman da cui lo hanno separato ma che riuscirà a ritrovare.
Il titolo può trarre in inganno perchè in realtà è la storia di una profonda amicizia.
lunedì 14 dicembre 2015
Hanukkah
Hanukkah non è il
Natale Ebraico
Festività di
Chanuccà 5776 (7-14 dicembre 2015) inizia al tramonto di Domenica, 6 dicembre alle ore
16.00 e termina il Lunedi, 14 dicembre
Comunità
ebraiche negli Stati Uniti celebrano il primo giorno di Hanukkah il giorno 25
del mese di Kislev nel calendario ebraico. Il periodo di Hanukkah dura otto
giorni e si celebra dal 25 giorno di Kislev al secondo giorno di Tevet. La
prima notte di Hanukkah (o Chanukah) inizia con benedizioni speciali al
tramonto il giorno prima del 25 di Kislev. Molti ebrei luce la menorah, noto
anche come il hanukiah (o chanukkiyah), che è un tipo di candelabro.
Molti
americani di fede ebraica mangiano anche cibi fritti in olio d'oliva, come
torte di patate, e diversi tipi di pane fritti. Piatti Hanukkah comprendono
sufganiot (ciambelle Hanukkah), frittelle di patate (frittelle), mandelbrot
(questo può essere affettato come un pane duro), e rugelach (pasticceria con
ripieni diversi). Il primo giorno di Hanukkah è l'inizio di un periodo
celebrativo in cui viene utilizzato un giocattolo quadrilatera chiamato dreidel
per giochi. La prima notte di Hanukkah è anche una notte in cui la gente canta
canzoni tradizionali per celebrare Hanukkah. Gift-giving è popolare anche in
questo periodo dell'anno.
Si commemora la vittoria degli antichi israeliti sopra l'esercito greco siriano,
e la conseguente miracolo di ripristinare la menorah nel Santo Tempio di Gerusalemme.
Il miracolo di Hanukkah è che
solo una fiala di olio è stato trovato con solo olio sufficiente per un giorno,
ma durò per otto giorni interi.
Come festeggiate Hanukkah?
Si celebra Hanukkah a casa, illuminata dalla menorah (ogni sera si accende una candela oltre al numero dalla notte precedente), giocando a dreidel, e mangiando speciali cibi unici a Hanukkah. Alcune persone anche cantano canzoni Hanukkah o si scambiano doni dopo l'accensione del menorah.
Quali sono i cibi Hanukkah
Molti alimenti Hanukkah sono fritti in olio, che simboleggia l'olio dalla menorah utilizzato nel tempio. Questi includono latkes, o frittelle di patate, e ciambelle gelatina. Molti anche fare i delicatezza sefarditi bimuelos e utilizzare, naturalmente, succo di mela come condimento.
domenica 22 novembre 2015
Storie Naturali, Primo Levi
Questi quindi racconti furono presentati per la prima volta con lo pseudonimo di Damiano Malabella: essi ci invitano a trasferirci in un futuro sempre più sospinto dalla molla frenetica del progresso tecnologico, e quindi teatro di esperimenti inquietanti utopistici, in cui agiscono macchine straordinarie e imprevedibili.
"Parlare dei miei racconti mi mette in un certo imbarazzo; ma forse la stessa descrizione d analisi di questo imbarazzo potrà servire a rispondere alle sue domande.
Ho scritto una ventina di racconti e non so se ne scriverò altri. Li ho scritti perlopiù di getto, cercando di dare forma narrativa ad una intuizione puntiforme, cercando di raccontare in altri termini (se sono simbolici lo sono inconsapevolmente) una intuizione oggi non rara: la percezione di una smagliatura nel mondo in cui viviamo, di una falla piccola o grossa, di un "vizio di forma" che vanifica uno od un altro aspetto della nostra civiltà o del nostro universo morale. Certo, nell'atto in cui li scrivo provo un vago senso di colpevolezza, come di chi commette consapevolmente una piccola trasgressione.
Quale trasgressione? Vediamo. Forse è questa: chi ha coscienza di un "vizio", di qualcosa che non va, dovrebbe approfondirne l'esame e lo studio, dedicarsi, magari con sofferenza e con errori, e non liberarsene scrivendo un racconto. O forse ancora: io sono entrato nel mondo dello scrivere con due libri sui campi di concentramento, non sta a me giudicarne il valore, ma erano senza dubbio libri seri, dedicati ad un pubblico serio. Proporre a questo pubblico un volume di racconti scherzo, di trappole morali, magari divertenti ma distaccate, fredde: non è questa frode in commercio come chi vendesse vino nelle bottiglie dell'olio? Sono domande che mi sono posto, all'atto dello scrivere e del pubblicare queste "storie naturali". Ebbene, le pubblicherei se non mi fossi accorto (non subito, per verità) che fra i Lager e queste invenzioni una continuità, un ponte esiste; il Lager, per me, è stato il più grosso dei "vizi", degli stravolgimenti di cui dicevo prima, il più minaccioso dei mostri generati dal sonno della ragione".
"Parlare dei miei racconti mi mette in un certo imbarazzo; ma forse la stessa descrizione d analisi di questo imbarazzo potrà servire a rispondere alle sue domande.
Ho scritto una ventina di racconti e non so se ne scriverò altri. Li ho scritti perlopiù di getto, cercando di dare forma narrativa ad una intuizione puntiforme, cercando di raccontare in altri termini (se sono simbolici lo sono inconsapevolmente) una intuizione oggi non rara: la percezione di una smagliatura nel mondo in cui viviamo, di una falla piccola o grossa, di un "vizio di forma" che vanifica uno od un altro aspetto della nostra civiltà o del nostro universo morale. Certo, nell'atto in cui li scrivo provo un vago senso di colpevolezza, come di chi commette consapevolmente una piccola trasgressione.
Quale trasgressione? Vediamo. Forse è questa: chi ha coscienza di un "vizio", di qualcosa che non va, dovrebbe approfondirne l'esame e lo studio, dedicarsi, magari con sofferenza e con errori, e non liberarsene scrivendo un racconto. O forse ancora: io sono entrato nel mondo dello scrivere con due libri sui campi di concentramento, non sta a me giudicarne il valore, ma erano senza dubbio libri seri, dedicati ad un pubblico serio. Proporre a questo pubblico un volume di racconti scherzo, di trappole morali, magari divertenti ma distaccate, fredde: non è questa frode in commercio come chi vendesse vino nelle bottiglie dell'olio? Sono domande che mi sono posto, all'atto dello scrivere e del pubblicare queste "storie naturali". Ebbene, le pubblicherei se non mi fossi accorto (non subito, per verità) che fra i Lager e queste invenzioni una continuità, un ponte esiste; il Lager, per me, è stato il più grosso dei "vizi", degli stravolgimenti di cui dicevo prima, il più minaccioso dei mostri generati dal sonno della ragione".
L'ordine a buon mercato
.....Ma il signor Simpson non è facile da smontare. - A riprodurre una superficie, mi perdoni, sono capaci tutti.Questo non riproduce solo la superficie, ma anche in profondità -; ed aggiunse, con aria educatamente offesa: - il Mimete è un vero duplicatore -. Cavò dalla borsa, con cautela, due fogli ciclostilati, con l'intestazione a colori, e li depose sul tavolo. - Qual è l'originale?
Li osservai con attenzione: si, erano uguali, ma non lo erano altrettanto due copie dello stesso giornale, o due diapositive della stessa negativa?
- No, guardi meglio. Vede, per questo materiale dimostrativo abbiamo scelto deliberatamente una carta grossolana, con molti corpi estranei nell'impasto. Inoltre, quest'angolo qui lo abbiamo lacerato apposta, prima della duplicazione. Prenda la lente e osservi con calma. Non ho nessuna fretta: questo pomeriggio è dedicato a lei.
In un punto di una copia c'era una pagliuzza, e accanto un bruscolo giallo; nella stessa posizione della seconda copia c'era una pagliuzza e un bruscolo giallo. Le due lacerazioni erano identiche, fino all'ultimo peluzzo distinguibile alla lente. La mia diffidenza si andava mutando in curiosità.
....Il Mimete, insieme con 50 libbre di pabulum, mi fu consegnato due mesi dopo. Natale era vicino; la mia famiglia era in montagna, ero rimasto solo in città, e mi dedicai intensamente allo studio e al lavoro. Per cominciare mi lessi più volte con attenzione le istruzioni di impiego, fino a saperle quasi a memoria; poi presi il primo oggetto che mi cadde sottomano (era un comune dado da gioco) e mi accinsi a riprodurlo. Lo misi nella cella, portai l'apparecchio alla temperatura prescritta, aprii la valvola tarata del pabulum, e mi posi in attesa......Dopo un'ora, aprii la cella: conteneva un dado esattamente identico al modello, sia nella forma, sia nel colore, sia nel peso.
Ero soddisfatto della prova preliminare. Il giorno seguente comprai un piccolo brillante, e ne feci una riproduzione, che riuscì perfettamente.
Il giorno dopo duplicai senza difficoltà una zolletta di zucchero, un fazzoletto, un orario ferroviario, un mazzo di carte da gioco. Il terzo giorno provai con un uovo sodo...
Il quinto giorno andai in soffitta, e cercai finchè trovai un ragno vivo. Era certamente impossibile riprodurre con precisione oggetti in movimento: perciò tenni il ragno al freddo sul balcone finchè fu intorpidito. Poi lo introdussi nel Mimete; dopo un'ora ne ottenni una replica impeccabile. Contrassegnai l'originale con una goccia di inchiostro, misi i due gemelli in un vaso di vetro, poi questo sul termosifone, e mi posi in attesa. Dopo mezz'ora i due ragni iniziarono simultaneamente a muoversi, e subito presero a lottare. Erano di forza e abilità identiche, e lottarono
Il sesto giorno smurai pietra per pietra il muretto del giardino, e trovai una lucertola in letargo. Il suo doppio era esteriormente normale, ma quando lo riportai a temperatura ambiente notai che si muoveva con grande difficoltà. Morì in poche ore, e potei constatare che il suo scheletro era assai debole
"Levi aveva già pensato alla macchina 3D"
mercoledì 14 ottobre 2015
Dracula, Bram Stoker
"Penso di essermi addormentato: lo spero, ma temo di no. perché tutto quel che accadde era reale, così reale che ora, seduto nella chiara luce del sole mattutino, non riesco a convincermi che fosse sonno.
Non ero solo. La camera era la stessa, immutata da quando vi ero entrato; vedevo sul pavimento, nella brillante luce della luna, il segno dei miei passi, dove avevo calpestato la polvere accumulata. Di fronte a me, illuminate dalla luna, c'erano tre giovano donne, dame nell'abbigliamento e nel tratto. In quel momento, quando le vidi, pensai di sognare perché, pur avendo la luna alle spalle , a terra non c'era la loro ombra.Si avvicinarono a me e mi guardarono, poi sussurarrono tra loro. Due erano brune con nasi aquilini, occhi penetranti che sembravano quasi rossi, nella luce giallo pallido della luna. La terza era bionda, biondissima, con lunghi e folti capelli d'oro e occhi simili a zaffiri pallidi.Mi sembra di riconoscere il suo viso, in rapporto a un timore ignoto, ma non riuscivo a ricordare quale. Avevano tutte e tre denti bianchi e smaglianti che scintillavano come perle sulle labbra rosse e voluttuose. In loro c'era qualcosa che mi metteva a disagio , una strana nostalgia e insieme una paura mortale. Nel mio cuore provavo un selvaggio, bruciante desiderio di essere baciato da quelle labbra. Non dovrei scriverlo, nel caso capitasse sotto gli occhi di Mina, le darei un grosso dispiacere, ma è la verità. Bisbigliavano fra loro; poi scoppiarono a ridere tutte e tre insieme, una risata argentina e musicale, ma sinistra, un suono che non sembrava potesse uscire da labbra umane.
La bionda scosse la testa con civetteria e le altre due la incoraggiarono. Una disse:
"Avanti sei la prima. Dopo tocca a noi. Hai tu il diritto di cominciare."
L'altra aggiunse:
"E' giovane e forte. Ci sono baci per tutte".
Giacevo immobile, guardando di sotto le palpebre, in un tormento di deliziosa attesa.
La ragazza bionda si avvicinò e si chinò, tanto che sentivo il suo respiro su di me. Era dolce, dolce come il miele e mi diede lo stesso brivido della sua voce, ma nella sua dolcezza c'era qualcosa di offensivo, qualcosa di amaro, come l'odore del sangue.
Non osavo alzare le palpebre, ma vedevo perfettamente. La ragazza bionda si inginocchiò e si chinò su di me, golosa. Aveva qualcosa di deliberatamente voluttuoso, e insieme di repulsivo. Nell'inarcare le labbra, come un animale e, alla luce della luna, vidi scintillare le labbra umide e scarlatte e la lingua rossa, che lambiva i denti bianchi e appuntiti. La testa si abbassò sempre più e le labbra scesero oltre la mia bocca.oltre il mio mento e parvero fermarsi all'altezza della gola. Sentivo il fruscio della lingua sui denti e sulle labbra e il fiato rovente sul collo. Poi la pelle mi si accapponò, come quando una mano si avvicina per farci il solletico. Ne sentivo il tocco morbido e delicato sulla pelle sensibile della gola, poi mi sfiorarono le punte aguzze dei canini. Chiusi gli occhi in un'estasi di languore e aspettai...aspettai col cuore che batteva.
Ma in quell'attimo un'altra sensazione mi attraversò, rapida come un lampo. Sentivo la presenza del Conte, travolto dall'ira. Gli occhi mi si aprirono involontariamente e vidi la forte mano afferrare il collo snello della donna bionda, sollevarlo, e gli occhi azzurri di lei stravolti, i denti candidi contratti nell'ira, le belle guance arrossate dalla passione. Ma il Conte! Non avrei mai immaginato una furia come quella, neanche nei demoni..........
"Avanti sei la prima. Dopo tocca a noi. Hai tu il diritto di cominciare."
L'altra aggiunse:
"E' giovane e forte. Ci sono baci per tutte".
Giacevo immobile, guardando di sotto le palpebre, in un tormento di deliziosa attesa.
La ragazza bionda si avvicinò e si chinò, tanto che sentivo il suo respiro su di me. Era dolce, dolce come il miele e mi diede lo stesso brivido della sua voce, ma nella sua dolcezza c'era qualcosa di offensivo, qualcosa di amaro, come l'odore del sangue.
Non osavo alzare le palpebre, ma vedevo perfettamente. La ragazza bionda si inginocchiò e si chinò su di me, golosa. Aveva qualcosa di deliberatamente voluttuoso, e insieme di repulsivo. Nell'inarcare le labbra, come un animale e, alla luce della luna, vidi scintillare le labbra umide e scarlatte e la lingua rossa, che lambiva i denti bianchi e appuntiti. La testa si abbassò sempre più e le labbra scesero oltre la mia bocca.oltre il mio mento e parvero fermarsi all'altezza della gola. Sentivo il fruscio della lingua sui denti e sulle labbra e il fiato rovente sul collo. Poi la pelle mi si accapponò, come quando una mano si avvicina per farci il solletico. Ne sentivo il tocco morbido e delicato sulla pelle sensibile della gola, poi mi sfiorarono le punte aguzze dei canini. Chiusi gli occhi in un'estasi di languore e aspettai...aspettai col cuore che batteva.
Ma in quell'attimo un'altra sensazione mi attraversò, rapida come un lampo. Sentivo la presenza del Conte, travolto dall'ira. Gli occhi mi si aprirono involontariamente e vidi la forte mano afferrare il collo snello della donna bionda, sollevarlo, e gli occhi azzurri di lei stravolti, i denti candidi contratti nell'ira, le belle guance arrossate dalla passione. Ma il Conte! Non avrei mai immaginato una furia come quella, neanche nei demoni..........
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romanzi
Ubicazione:
Veneto, Italia
giovedì 21 maggio 2015
Giro d'Italia 12° tappa da Imola a Vicenza 190 km
Oggi il Giro d'Italia passa anche da noi.
il percorso: I primi 130 km della frazione, che in totale attraversa due regioni e ben sei province, sono piatti e si snodano lungo la Pianura Padana. Arrivati a Torreglia, in provincia di Padova, si affronta la prima salita di giornata che è quella di Castelnuovo, Gpm di quarta categoria sui Colli Euganei: lunghezza 5,4 km, pendenza media al 5%, massima 11%. La seconda salita è quella di Crosara, Gpm di terza categoria, 3,7 km, media 9,1%, massima 17%. Segue la difficile discesa di Lapio, cui segue una salita breve ma impegnativa di Perarolo con punte al 10%. Gli ultimi 5km sono divisi in due ulteriori parti. Completamente piatti i primi 3, 5 km. Poi si inizia a salire dolcemente. Quindi nell'ultimo km la pendenza media è del 7,1% ma nell'ultima parte si sale al 10% con punte all'11% nella parte finale dello strappo. Il rettilineo di arrivo è lungo 300 metri. La partenza della tappa è fissata alle 12.35, l'arrivo è previsto attorno alle 17.15. La diretta multimediale su Gazzetta.it a partire dalle 12.15.
martedì 19 maggio 2015
lunedì 11 maggio 2015
37° anniversario della legge Basaglia
ieri nel 37° anniversario della legge Basaglia, che ha "liberato" i manicomi è il caso di ricordare l'ex Ospedale Psichiatrico di Rovigo. Un manicomio a struttura circolare, modello Antonini, dei primi anni del '900, la superficie totale dell’area prescelta, fra fabbricati (fra cui 9 padiglioni) viali, cortili, giardini e colonie agricole, equivale a 20 ettari.
Dopo varie vicissitudini e sospensioni, e l’utilizzo dell’area durante la I guerra mondiale da parte dell’Amministrazione
Militare, l’apertura ufficiale del manicomio avviene il 20 marzo 1930. . Costruito per 400 persone il manicomio sarà utilizzato per una media di 700. Dal 1930 fino al 1980, l’Ospedale Psichiatrico di Rovigo assolse la funzione di “ricovero e di cura” dei malati psichici per tutta la Provincia di Rovigo “accogliendo” migliaia di pazienti. Funzione di “ricovero e cura” praticati con metodi considerati coercitivi e violenti come l’elettrochock e l’insulinoterapia. La struttura, dal 1980, viene definitivamente chiusa nel dicembre 1997. Da allora, l’area giace dismessa ed in totale abbandono.
Militare, l’apertura ufficiale del manicomio avviene il 20 marzo 1930. . Costruito per 400 persone il manicomio sarà utilizzato per una media di 700. Dal 1930 fino al 1980, l’Ospedale Psichiatrico di Rovigo assolse la funzione di “ricovero e di cura” dei malati psichici per tutta la Provincia di Rovigo “accogliendo” migliaia di pazienti. Funzione di “ricovero e cura” praticati con metodi considerati coercitivi e violenti come l’elettrochock e l’insulinoterapia. La struttura, dal 1980, viene definitivamente chiusa nel dicembre 1997. Da allora, l’area giace dismessa ed in totale abbandono.
domenica 3 maggio 2015
I figli della mezzanotte, Salman Rushdie
Ho deciso di leggere il romanzo di Salman Rushdi: I figli della mezzanotte perché quando, con il gruppo di lettura, abbiamo commentato Middlesex di Eugenides, Silvia ci aveva fatto notare che quest'ultimo romanzo era impostato come il romanzo di Rushdi cioè il racconto si sviluppava a ritroso dalla storia dei nonni sino ad arrivare al momento della nascita del protagonista.
Così succede con "I figli della mezzanotte": la storia inizia nel Kashmir nella primavera del 1915con il nonno Aadam Aziz neolaureato dottore che viene chiamato d'urgenza perché la figlia del proprietario terriero Ghani è malata.
Le visite di Aadam Aziz alla camera da letto con il raggio di sole e le tre lottatrici divennero eventi quasi settimanali, e ogni volta gli si concedeva di contemplare fugacemente, attraverso il lenzuolo mutilato un diverso cerchio di diciotto centimetri del corpo della ragazza. Infatti la ragazza non poteva far vedere il suo corpo agli estranei così il dottore, ogni volta che veniva chiamato si metteva dietro il lenzuolo da dove osservava la parte del corpo dolorante.
Aadam e Naseem alla fine si sposarono ed ebbero cinque figli Alia, Mumaz, due maschi Hanif ed Mustapha ed Emerald la più piccolina.
Il protagonista è figlio di Mumaz che era uscita dal ventre materno nera come la mezzanotte.
Nel romanzo c'è un continuo spostarsi della narrazione dal passato al presente e viceversa.
Saleem il protagonista nasce il 13 agosto del 1947 a mezzanotte precise e i familiari ne danno annuncio al giornale "Times of India". Quella notte si verifica una scambio tra le culle e Saleem che sarebbe di umili origini viene dato a genitori ricchi. Ma la particolarità di tutta la storia non è solo questa: ci furono milleuno bambini che nacquero tra la mezzanotte e l'una dello stesso giorno, "Ciò che rese l'avvenimento degno di nota fu la natura di questi bambini, ognuno dei quali, per qualche bizzarria biologica, o forse a causa di qualche potere sovrannaturale del momento, o anche ipoteticamente per mera coincidenza, era dotato di caratteristiche, talenti o facoltà, che si possono definire soltanto miracolosi."
Aadam e Naseem alla fine si sposarono ed ebbero cinque figli Alia, Mumaz, due maschi Hanif ed Mustapha ed Emerald la più piccolina.
Il protagonista è figlio di Mumaz che era uscita dal ventre materno nera come la mezzanotte.
Nel romanzo c'è un continuo spostarsi della narrazione dal passato al presente e viceversa.
Saleem il protagonista nasce il 13 agosto del 1947 a mezzanotte precise e i familiari ne danno annuncio al giornale "Times of India". Quella notte si verifica una scambio tra le culle e Saleem che sarebbe di umili origini viene dato a genitori ricchi. Ma la particolarità di tutta la storia non è solo questa: ci furono milleuno bambini che nacquero tra la mezzanotte e l'una dello stesso giorno, "Ciò che rese l'avvenimento degno di nota fu la natura di questi bambini, ognuno dei quali, per qualche bizzarria biologica, o forse a causa di qualche potere sovrannaturale del momento, o anche ipoteticamente per mera coincidenza, era dotato di caratteristiche, talenti o facoltà, che si possono definire soltanto miracolosi."
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